OVERTURES – Tanta determinazione, tanto impegno, tanti sforzi e la voglia di mettersi a cercare il meglio

by Manuel Demori

Abbiamo intervistato Michele Guaitoli, frontman della power/prog band italiana Overtures. La band ha in programma il 27 maggio l’uscita del loro nuovo album intitolato Artifacts” . Abbiamo parlato con Michele dei loro progetti presenti e futuri, tour e il nuovo album. Ecco cosa ci ha raccontato

 

Ciao Michele, grazie per averci concesso un po’ del tuo tempo per questa intervista. Immagino tu sia molto occupato in questo periodo con l’uscita del nuovo album degli Overtures alle porte. Puoi darci qualche aggiornamento su come stanno proseguendo i lavori?

Ciao e grazie a voi per lo spazio piuttosto! Per una band avere questi spazi per potersi esprimere è importante tanto quanto rilasciare un disco!Le cose stanno andando molto bene! Abbiamo da poco ultimato i processi di mastering, il videoclip ufficiale è pronto, il lyric video è pronto…ora manca davvero solamente la release il 27 Maggio ed il Release Party la cui data è già fissata e che annunceremo a breve

Ho avuto il piacere di ascoltare in anteprima l’album Artifacts che sta per uscire a maggio. Ho notato una svolta molto piú prog e cupa rispetto all’album precedente. Da cosa deriva questa scelta?

Si tratta di normale evoluzione. Una grande qualità che con gli Overtures abbiamo dal primo album è quello di essere alla continua ricerca di nuovi stimoli. Rebirth è stato un disco Heavy/Power, a tratti tendente addirittura all’Hard Rock. Da lì c’è stata una crescita sia tecnica che compositiva che ci ha portato con Entering the Maze ad una scrittura più complessa che abbiamo trovato semplicemente stimolante. Il tutto senza obiettivi, semplicemente seguendo l’ispirazione del momento. Da lì al nuovo Artifacts credo che semplicemente ci sia stata ancora un’evoluzione, sia dal lato prettamente esecutivo che dal lato compositivo. Per farti un esempio più specifico, scrivendo Entering the Maze ricordo che i riff dei pezzi nascevano spesso conseguentemente l’uno all’altro. Partivamo in sala prove con un’idea di un singolo riff che poi diventava un brano…con Artifacts spesso siamo partiti da idee di brani interi, come se li avessimo già avuti scritti per intero, semplicemente “trascritti” da quello che avevamo in mente.

Quali artisti vi hanno maggiormente ispirato nella composizione di quest’album?

Paradossalmente: gli Overtures hahaha. Ti rispondo così perché se tu mi avessi fatto la stessa domanda durante Rebirth ti avrei risposto Edguy, Avantasia e tutto quello che usciva da Tobias Sammett attorno al 2010. Se tu mi avessi chiesto questa cosa nel 2013 ti avrei risposto un po’ di Symphony X, un po’ di Kamelot…ma se mi fai la stessa domanda adesso ti rispondo “gli Overtures”. Diciamo che per molti aspetti abbiamo cercato di estrapolare il meglio che abbiamo fatto nei dischi precedenti, cercando di migliorarlo con l’esperienza e la consapevolezza attuale!

Diversa è invece la risposta se mi chiedi cosa sto ascoltando in questo periodo. La risposta andrebbe su Devin Townsend, Symphony X, Circus Maximus…quindi senza dubbio un filone progressive che sicuramente nel subconscio qualcosa lo ha lasciato.

State organizzando anche un tour estivo. Ho visto che siete stati confermati al Drakkarock in Svizzera assieme ad Elvenking, Drakkar e molti altri. Che altri programmi avete?

Le date sono tantissime per fortuna. Il management della band è ormai da due anni a carico della Truck Me Hard che sta svolgendo un lavoro davvero encomiabile. A più di 2 mesi dalla release abbiamo oltre 10 date fissate in praticamente tutti i festival più importanti d’Italia. E’ una promozione che per il nuovo disco sarà fondamentale e che speriamo possa dare la giusta visibilità all’album…e speriamo possa farci arrivare a chi ancora non ci conosce sopratutto! Nel contempo la promo del disco sarà spinta a fondo…e stiamo già iniziando a guardare oltre l’estate. Torneremo anche in Europa, questo è certo.

Con l’album precedente avete fatto due tour Europei a supporto di Almah e Secret Sphere nel 2013, e Treshold nel 2014. Com’è andata l’esperienza?

Dire che sono tra i ricordi più belli della nostra vita è dire poco. In tour davvero ti ritrovi in quella situazione dove o capisci che il tuo mondo è quello, o capisci che è meglio lasciar perdere. Nel nostro caso ci siamo tutti e quattro resi conto che il nostro percorso doveva continuare a essere quello. Poter condividere il palco con band come Almah, Secret Sphere e Threshold è stato qualcosa di magnifico. E’ una lezione di vita, di musica ed una crescita personale concentrata in 15-20 giorni. Lo dico spessissimo: quando sali sul tourbus sei una persona ed un musicista, quando scendi sei un’altra persona ed un musicista migliore. Non fai altro che imparare da chi di esperienza ne ha. Vivi di musica e con la musica, impari a superare i tuoi limiti, impari cosa vuol dire suonare per 15-20 giorni di fila, impari cosa vuol dire migliorarti davvero…ed impari a capire cosa davvero significa fare il musicista…e senza dubbio, a sognare che un giorno i ruoli saranno invertiti, perché no

Pensate di riuscire a portare in tour anche il nuovo Artifacts magari non solo in Europa ma anche oltreoceano?

Diciamo che sarebbe un grosso problema se non fosse così. Portare Artifacts in tour è una priorità e sia la label, Sleaszy Rider, che Truck Me Hard hanno già aperto il radar per cercare di sondare il terreno in alcune situazioni. Ovviamente è una priorità anche per loro, non soltanto per noi. Oltreoceano è sempre un terno al lotto. Sicuramente c’è un interesse, ma è molto più difficile di quello che si possa pensare quando non si è artisti internazionali, e di maniche da rimboccare per definirci tali, ne abbiamo ancora molte. Quello che posso dire è che sicuramente ci faremo in quattro.

La copertina è stata disegnata da Franziskus Pfleghart e il mastering del disco ai Gate Studios, di cui si servono anche Avantasia, Epica ed Edguy. Cosa vi ha portato a collaborare con questi nomi così importanti?

Tanta determinazione, tanto impegno, tanti sforzi e la voglia di mettersi a cercare il meglio. Da anni considero i lavori fatti ai Gate Studios il top nel settore, e quando ci apprestammo a scegliere dove far masterizzare Entering the Maze, non ebbi dubbi. E’ un investimento, ed è un investimento che ha fatto la band con sacrifici, ma un disco rimane per sempre. Lo stesso vale per Franziskus, che ho contattato personalmente al momento della ricerca dell’artista per la cover di Artifacts. Lui mi ha proposto alcuni lavori che si legavano con le tematiche trattate nell’album, e considerando la scia di complimenti che fortunatamente stiamo ricevendo, direi che anche in questo caso l’azzardo è stato premiato!

Come è nata la copertina dell’album? Avete dato voi delle idee all’artista, qual’è il significato della copertina e da dove è uscita l’ispirazione

Franziskus è un artista molto eclettico e che spesso affronta tematiche sociali molto particolari e attuali…cosa che si sposa alla perfezione con il nostro nuovo album. Dopo aver letto i testi ed il concept di “Artifacts” ci ha dato una scelta di suoi lavori che potevano calzare col concept. La lampadina è il simbolo di qualcosa di cui siamo schiavi: la corrente elettrica, l’elettricità, i computer che con essa vivono…e l’uomo altro non è che un giullare in equilibrio su un filo, racchiuso e schiavo dei suoi artefatti. Sotto al mondo apparente superiore, un secondo piano con un’altra entità, consapevole del degrado e del buio che la circonda, con un orologio a scandire il tempo che resta nella sua vita.

Ci racconti un po’ la storia è l’evoluzione degli Overtures?

E’ una storia ormai lunga 13 anni, anche se solo 9 di questi 13 anni vedono la band come la conoscete. Tutto infatti è nato da un progetto tra amici, una coverband che spaziava veramente tra tutti i generi, formato da 5 ragazzi (Io, Luka, Marco e a Daniele Piccolo e Marko Klanjscek – ex chitarrista e batterista – che suonavano assieme nella stessa scuola. Tra suonate, concerti nei locali e feste varie, abbiamo iniziato a scrivere qualche brano nostro e si è piano piano sviluppato lo stimolo per tentare questa strada. Da lì è nato un demo, poi un album che nel 2007 ha visto la luce, ed abbiamo capito che avevamo davvero qualcosa da dire, ed è per questo che dico che siamo “nati” realmente nel 2007. Ovviamente con le cose che hanno preso un’altra piega c’è stato qualche cambio di line-up come spesso capita. Marko è stato sostituito da Andrea che è tutt’ora il drummer della band, e c’è stato un po’ di ballo sulla seconda chitarra. Dopo Daniele c’è stato Adriano e alla fine la decisione di rimanere in 4 proprio per la stabilità della formazione attuale, che è legata da ormai 9 anni!  In mezzo è successo di tutto, portato avanti con una sola parola: determinazione. Gli Overtures sono una band determinata, che ha sempre messo l’autocritica e la voglia di evolversi e migliorare al primo posto. Non ci siamo fermati di fronte alle difficoltà ed abbiamo imparato a sacrificarci davvero per la musica che amiamo, motivo per il quale siamo attualmente in piedi e in continua evoluzione…

Dal primo tour Europeo nei locali con i Terra Prima per promuovere Rebirth ai due tour di Entering the Maze con Almah, Secret Sphere e Threshold, passando per tanti festival e supporti di rilievo abbiamo davvero imparato a crescere…e di strada da fare ce n’è ancora davvero tanta…

Potresti descrivere la tua band in tre parole per convincere qualcuno che non vi conosce ad acquistare il vostro album?

Progressiva, Melodica, Moderna.

Direi che sono le tre parole che davvero ci caratterizzan0.

– Progressiva perché malgrado i tanti influssi power, c’è una grande varietà che se anche in molte canzoni non si racchiude nei pezzi, si racchiude sicuramente nella varietà dei dischi e dei brani tra loro. All’interno di un nostro disco non ci sono mai due pezzi simili, ascoltare per credere.

– Melodica perché tutto il nostro sound è basato sulle melodie. I pezzi nascono dalla melodia e sono sempre al suo servizio, non ci sono riff messi lì “perché sono fighi” o altro.

– Moderna perché ogni suono e ogni passaggio è creato per confrontarsi con l’attuale…così come i nostri testi sono sempre attuali e legati a quello che oggi ci circonda.

Da poco sei entrato a far parte anche della storica band romana dei Kaledon, e state per partire per un tour in Inghilterra. Come riesci a gestire gli impegni delle due band contemporaneamente?

E’ una domanda che mi stanno facendo in tanti, ma in realtà la risposta è semplice: con professionalità e organizzazione. Quando sono entrato nei Kaledon ho messo bene in chiaro che le due band nascevano per convivere, che non c’era il figlio preferito tra le due e che l’importante era gestire gli impegni con coordinazione. Gli Overtures stanno per rilasciare un nuovo album, i Kaledon lo faranno il prossimo anno, gli Overtures andranno in tour nel 2016-2017, i Kaledon nel 2017-2018. Poi i due generi sono diversi nel loro essere vicini. I Kaledon danno sfogo al mio mondo fantasioso, con epiche battaglie e il power metal più classico che è stato quello che mi ha fatto compagnia da ragazzino e ora posso rivivere. Gli Overtures sono la mia parte consapevole e attuale, il lato cupo della mia esistenza che trova il suo spazio.

Che programmi avete per la promozione del nuovo album?

La promo si dividerà in un lato prettamente “manageriale” ed un lato di piena attività live. Truck me Hard in associazione con alcune agenzie di promozione si occuperanno del far arrivare il disco a webzine, riviste, radio ecc. ecc. e faremo un’intesa promozione sia sul web che sul cartaceo. Nel contempo, come ti dicevo, abbiamo già programmato parecchi live sia in Italia che all’estero, e siamo al lavoro sul fronte tour. Devo dirti che con Artifacts la “macchina” dietro agli Overtures è davvero cresciuta e sono davvero contento di aver trovato ambienti così professionali con cui poter lavorare. E’ stata una ricerca che è durata anni e che sicuramente andrà ancora a migliorare nel tempo.

Avete da poco rinnovato il contratto con la Sleaszy records. Come vi trovate con la vostra casa discografica?

Anche quello con la Sleaszy è un rapporto che è andato sempre in crescendo negli anni. E’ partito tutto da una mail, poi Tolis – il direttore della label – ha visto in noi delle qualità e noi abbiamo sudato per dimostrargli che ciò che vedeva era realtà. Come ho detto parecchie volte, abbiamo sempre le maniche rimboccate, cerchiamo sempre di lavorare al meglio e al massimo della nostra professionalità, e guardiamo sempre il pelo nell’uovo per migliorare. L’etichetta si è resa conto di questo e ci ha pian piano valorizzato. Oggi, e si evince anche dalle parole di Tolis al momento del rinnovo, sicuramente la considerazione che tutto lo staff della label ha nei nostri confronti è alto, e la cosa è assolutamente reciproca. Il contratto è stato rinnovato per altri due titoli, e da poco siamo stati informati che Rebirth ed Entering the Maze andranno entrambi in ristampa perché le copie nei magazzini sono esaurite…speriamo che tutto continui in questa direzione direi!

È arrivato il momento dei saluti. Ti lascio carta bianca. Cosa vuoi dire ai lettori di Metalpit?

Io ormai ho la consuetudine, quando mi fanno questa domanda, di ringraziare. Di ringraziare sia Metalpit per lo spazio dedicato, che non è qualcosa di dovuto ma un regalo che ci fate..sia chi sta leggendo queste righe, per l’interesse, la pazienza, la voglia di novità. Quello che manca oggi a tanti, è la voglia di scoprire realtà nuove. L’Italia e l’Europa pullula di band splendide che non hanno orecchie ad ascoltarle (ed occhi a leggerle) perché si è sempre troppo legati al “conosciuto” e poco vogliosi di “scoprire il nuovo”. Se siete arrivati fino qui, siete tra quelli che hanno voglia di scoprire, e siete quelli che davvero dobbiamo ringraziare noi band emergenti. Grazie!

 

A questo LINK potete trovare tutte le informazioni sul nuovo album in uscita ARTIFACTS

michele

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