TEMPERANCE – The Earth Embraces Us All

by Federico Cerioni

Esterrefatto, sbigottito, stupefatto.

Potrei riassumere così la recensione di “THE EARTH EMBRACES US ALL” dei conterranei Temperance. E’ il terzo album  in studio, dopo l’omonimo disco di debutto ed il successivo “LIMITLESS“; è in uscita il 16 settembre tramite Scarlet Records, ma noi di MetalPit abbiamo avuto il privilegio di ascoltarlo in anteprima.

Diciamoci la verità, quando c’è da recensire una band italiana in ascesa e sempre più apprezzata come i Temperance, c’è sempre un po’ di apprensione: “Il terzo lavoro sarà all’altezza delle aspettative?  E se mi trovassi a dover recensire un lavoro affrettato, messo in cantiere per il famoso detto ‘meglio battere il chiodo finché è caldo’ ?” Personalmente tutte queste paure le avevo, anche perché si tratta della terza fatica in appena tre anni ed in questo ambiente non siamo abituati a questi ritmi.

Il senso di stupore c’è immediatamente fin dalle prime note di “A Thousand Places”, tant’è che dopo i primi due minuti strumentali mi chiedo se stessi davvero ascoltando i Temperance o se avessi sbagliato album. Il ritmo parte lento per poi accelerare, violino, tappeto di tastiere sublime, cori, perfino il sax!
La voce di Chiara, decisa e tagliente, si alterna con quella di Marco, inaspettatamente energica e “cattiva”. Una prima traccia che mi ha lasciato letteralmente sbalordito. Mi rendo subito conto che le mie paure erano senza fondamento: le idee ci sono eccome, e di qualità!

La seconda traccia “At The Edge Of Space” parte subito con l’epicità dei cori e i velocissimi riff della chitarra: mi sono inizialmente venuti alla mente i Nightwish (gli ultimi lavori) e, impressione poi confermata man mano che ho ascoltato l’album, l’ispirazione alla band finnica a tratti si sente, ma senza scadere nella copia sbiadita e sempre mantenendo la forte personalità musicale che i Temperance hanno dimostrato in questi anni. La canzone è più diretta dell’opener: scorre veloce e potente, salvo rallentare nel finale dove le tastiere salgono in cattedra e ci lasciano sognanti.

Unspoken Words” è candidata ad essere il singolo migliore dell’album: melodie folk nel main riff e in vari intermezzi, ritornello orecchiabile e piacevole. La band l’aveva suonata in anteprima al Rock In Roma e la sensazione positiva del live è nettamente confermata in studio.

Empty Lines” richiama un po’ i Temperance degli album precedenti, dove spicca l’elettronica, la potente voce di Chiara e un ritornello molto catchy.
Rimango invece spiazziatissimo nel sentire il pezzo successivo, “Maschere”, in quanto, non avendo letto il titolo, sento per la prima volta Chiara cantare in italiano, lasciando inizialmente una sensazione di disorientamento, ma più la si ascolta e più la si apprezza.

Haze è un pezzo molto energico ed aggressivo, ma che mantiene quel tocco catchy che la fa canticchiare già dal secondo ritornello (apprezzabile ancora una volta la malleabilità canora di Chiara).

L’atmosfera si fa più lenta e romantica in “Fragments Of Life“, una poesia in musica, capace di emozionare.

E’ dunque il momento di “Revolution“, il primo estratto dell’album e probabilmente scelto come tale perché fa da perfetto collante da “LIMITLESS” a “THE EARTH EMBRACES US ALL”, una canzone  accattivante e diretta con venature vicine al power.

Advice From a Caterpillar è un capolavoro assoluto: riff di chitarra veloci e potenti intervallati da intermezzi di violino, pianoforte e synth di estrema qualità e ricercatezza, la chicca del “Capriccio numero 5” di Paganini (per veri intenditori), fino a spaziare con un intermezzo jazz di sax che sembra inizialmente messo senza una logica ma che poi si lega con tutti gli strumenti in un orgasmo per le orecchie, procedendo ancora con il dolce e delicato sussurrato di Chiara ‘‘begin at the beginning, and go on until you go to the end” per poi lasciare spazio alla voce di Marco.

“Change the Rhyme” è una sorta di ballata che ci fa sognare ad occhi aperti; è il preludio perfetto prima del gran finale, la suite “The Restless Ride“: una base pianistica degna della miglior musica classica sulla quale si incastrano meravigliosamente i riff di chitarra, intermezzi di uilleann pipes e violino, cori che danno un senso di solennità ed epicità, melodie vocali ed interpretazioni di Chiara e Marco che variano continuamente, come se fossimo in un musical.

Per quel che riguarda le tematiche, non potrei descriverle meglio di quanto non abbia già fatto Marco Pastorino nell’intervista che abbiamo pubblicato, <<a questo indirizzo>>.

In conclusione, i ragazzi hanno osato, si sono evoluti, e hanno sfornato un lavoro di rara qualità e tecnica. Chiara si conferma con uno stile più pop rispetto ai precedenti lavori, dove spaziava un po’ di più nella lirica e nel growl, ma sembra perfettamente a suo agio in questo contesto. Di certo non mancano gli ospiti che hanno aiutato il quartetto nelle sperimentazioni, infatti troviamo: Giovanni Lanfranchi (Cayne) al violino, Daniele Bicego alle uilleann pipes e al soprano sax Ruben Paganelli.

Non è un album facile e diretto, ma per veri intenditori, con sfumature prog, venature celtiche, arrangiamenti orchestrali e cori maestosi. In una parola, geniale.

THE EARTH EMBRACES US ALL” è un vortice di emozioni che non posso far altro che consigliare e promuovere. Bravi!

A margine di questa recensione potete trovare anche l’intervista a Marco Pastorino

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