鬼: la mente dietro a UNREQVITED e THE EMBER, THE ASH

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In seguito all’uscita di “Consciousness Torn From The Void” abbiamo avuto la possibilità di fare qualche domanda a 鬼, musicista che si nasconde dietro alla one-man band The Ember, The Ash. Essendo l’artista canadese anche il mastermind di Unreqvited, abbiamo sfruttato l’occasione per porgli delle domande su entrambi i suoi progetti. Buona lettura!

Benvenuto su Metalpit. Ti faremo alcune domande riguardo i tuoi progetti Unreqvited e The Ember, The Ash. Potresti presentarli ai nostri lettori, parlando delle vicende dietro alla loro fondazione?

Grazie per lo spazio che mi state dedicando. Unreqvited è il mio progetto solista post/atmospheric black metal che ho fondato nel 2016. Il debutto “Disquiet” è stata la prima produzione musicale che ho registrato e prodotto per conto mio. Ora che il progetto ha tre album ho deciso di tirare fuori e comporre un altro tipo di musica che sento dentro di me. The Ember, The Ash è la mia nuova iniziativa. Si tratta di una realtà depressive black metal che ho deciso di portare alla luce quest’anno. Il primo disco “Consciousness Torn from the Void” è uscito a settembre e sto già pensando al suo successore.

Iniziamo parlando di Unreqvited. Al momento stai lavorando su Mosaic II, come sta andando la produzione del disco?

A dire il vero Mosaic II è pronto da circa un anno. È stato scritto insieme a Mosaic I come un piccolo esperimento di terapia per me stesso. Mosaic I è la musica più eterea che è stata rilasciata da Unreqvited, mentre Mosaic II conterrà i brani più oscuri scritti con quel progetto. Ho lavorato sui due progetti alternandoli, in funzione del mio stato d’animo.

Dal mio punto di vista, Mosaic I è il disco più vario della tua carriera. Il suo successore seguirà la stessa strada o conterrà delle differenze?

Sarà molto diverso dal resto della mia discografia. Mosaic I ha avuto una vena progressive a modo suo; il suo successore sarà il lavoro più sperimentale che io abbia mai scritto. Come ho detto prima, contiene sonorità completamente opposte a Mosaic I. Credo che ogni album che verrà creato da me avrà le sue caratteristiche, ma i due Mosaic rimarranno certamente due dei più sperimentali.

Vero, ogni tua produzione ha delle innovazioni o delle scelte differenti rispetto a quelle precedenti. Come si è evoluto il tuo songwriting con il tempo?

Credo che sia un cambiamento continuo che dipende dalla situazione in cui vivo, ciò che mi circonda, etc. La musica che compongo è sempre una manifestazione di come mi sento. Attualmente sto vivendo un periodo difficile della mia vita e, come conseguenza, la musica che ho scritto ultimamente è molto oscura. Questo è il motivo principale per cui ho iniziato con The Ember, The Ash, in modo da poter avere uno sfogo per tutti i miei pensieri bui.

Sempre parlando della varietà delle tue composizioni, c’è qualche artista che ti ha influenzato durante la tua carriera, aiutandoti a ottenere un connubio tra generi diversi?

Non credo ci sia qualche artista in particolare, però posso chiaramente sentire una combinazione delle mie più grande ispirazioni nella musica. Alcune delle mie preferite sono Alcest, Nightwish, Hans Zimmer, Emperor e Dimmu Borgir.

Quali sono le riflessioni dietro la tua musica, le emozioni che cerchi di trasmettere?

Questo solitamente varia, ma credo che il sentimento generale che cerco di trasmettere con Unreqvited sia una sorta di malinconia speranzosa. Qualcosa dal sound triste ma positivo allo stesso tempo. Non è facile da spiegare, credo di essere migliore a comunicare questo sentimento tramite la musica rispetto alle parole. Con The Ember, The Ash invece cerco di esprimere la mia rabbia nei confronti del resto del mondo; lo uso come sfogo, considerando anche la mancanza di testi in Unreqvited. Questo è ciò che, generalmente, cerco di far passare, però mi piace mantenere il significato di ogni brano come libera interpretazione dell’ascoltatore.

Parlando del tuo nuovo progetto, come ti senti a riguardo dell’accoglienza ricevuta da “Consciousness Torn From The Void”?

È stato ricevuto molto bene. Non mi aspettavo molto, in quanto lo sentivo come qualcosa di privato, ma sono molto felice di aver notato delle persone interessate. Ho constatato come chi apprezza la parte più oscura di Unreqvited abbia trovato questo progetto intrigante. È stato un lavoro catartico; ciò significa che le persone si son decise di ascoltare ciò che ho mostrato di me stesso. Spero che il prossimo lavoro venga accolto altrettanto bene.

Ascoltando l’album si possono notare notevoli riferimenti alla one-man band americana Leviathan. I suoi lavori sono stati in qualche modo una forma di ispirazione per te? Ci sono altri gruppi o progetti che ti hanno ispirato per questo lavoro?

Alcune ispirazioni per questo progetto sono state Leviathan, Emperor, Xasthur, Dissection e Dimmu Borgir. Credo che tutte queste siano percepibili durante l’ascolto. Prendo piccoli elementi da queste band anche per la musica di Unreqvited, ma questa è stata la prima volta in cui sono stato in grado di fare qualcosa che rispecchiasse davvero tutte queste influenze.

Ci hai già parlato di ciò che c’è dietro a The Ember, The Ash. La vita di ogni giorno è la maggior ispirazione per i tuoi testi?

Sostanzialmente sì. Ci sono ancora alcune tracce di finzione nei miei testi, o passaggi aggiunti per comodità, ma la maggior parte di essi sono influenzati dalla mia vita quotidiana.

Ci puoi parlare del futuro del progetto? Ci possiamo aspettare nuova musica?

Sì, e molto presto. So che il debutto è appena uscito, però mi sto avvicinando alla finalizzazione del suo successore. Sto innovando il suono con l’aggiunta di nuove influenze. Sarà un disco diverso dal primo, ma credo che i miei ascoltatori si stiano abituando al fatto che ogni mia produzione avrà un sound diverso da quella precedente.

Come mai hai scelto il nome giapponese 鬼?

Ho scelto il nome “fantasma” perché ho voluto creare un’entità allo stesso tempo misteriosa ed eterea, così come la musica che compongo. Credevo che questo simbolo fosse adatto. Inoltre, sono appassionato della cultura giapponese, e ho ritenuto intrigante l’utilizzo di un carattere kanji, piuttosto di scriverlo in inglese.

Questa era l’ultima domanda, grazie mille per il tempo che ci hai dedicato. C’è altro che vuoi aggiungere?

Innanzitutto, grazie mille per l’intervista e per avermi dato dello spazio per parlare di ciò su cui sto lavorando. Per tutti i lettori, significherebbe molto per me se ascoltasse uno dei miei progetti, in caso non l’abbiate già fatto. Sono su tutti i social e su tutte le piattaforme di streaming. Per tutti coloro che mi hanno supportato ascoltando e comprando la mia musica, vi amo e apprezzo davvero tanto ciò che fate. Grazie.

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