MARCO SFOGLI – Fra Prog, metal e Cultura Musicale Italiana

by Tancredi Cassina

Ciao Marco, è un enorme piacere e soddisfazione averti sulle nostre pagine, la mia relazione musicale e culturale con i tuoi lavori ha un valore quasi fondamentale per me, a livello di formazione, ero un ragazzino quando There’s Hope uscì, andando a cambiare la mia vita chitarristica insieme a pochissimi altri dischi. (Meltdown di Vinnie Moore, Strange Beatifull Music di Joe Satriani e Trilogy di Malmsteen). Reputando la tua arte una delle realtà più floride della scena italiana e mondiale, sono veramente felice di fare da tramite fra te e i nostri lettori, grazie ancora per la disponibilità e simpatia che dimostri in ogni circostanza.

-1 Anche Marco Sfogli avrà iniziato da qualche parte, quali sono stati i tuoi primi passi musicali? quando è arrivato il colpo di fulmine con la chitarra? Le tue influenze maggiori?

Ho iniziato relativamente presto, verso i 4-5 anni complice anche il fatto che in casa c’erano tanti strumenti musicali perché come sai i miei genitori sono entrambi musicisti e componenti della Nuova Compagnia di Canto Popolare. La passione per la chitarra in realtà è nata abbastanza presto, ricordo con precisione il momento esatto in cui ho ascoltato Beat It di Michael Jackson e la folgorazione dopo l’entrata del monumentale solo di Van Halen. La scintilla è partita proprio in quel momento e ho cominciato ad appassionarmi sempre più a musica guitar oriented, dagli Europe ai Winger passando per i Queen e tutto ciò che la Shrapnel tirava fuori in quegli anni che definirei di Serie A per quanto concerne la chitarra elettrica moderna.

-2 A che punto della tua vita hai capito di poter fare della tua passione un qualcosa di più?  Quali son stati i primi sintomi di questo meritato successo?

In realtà è qualcosa che non ho mai capito, è stata una scelta naturale. Non credo di ricordare un momento in cui mi sono domandato cosa fare della mia vita anche perché onestamente non riesco ad immaginare me stesso in un altro contesto lavorativo. Il percorso è stato quello che accomuna un po’ tutti i ragazzi che si avvicinano alla musica, suonando nei locali con cover bands etc. e parallelamente portavo avanti il lavoro con i miei genitori nell’ambito della Nuova Compagnia di Canto Popolare e tramite qualche contatto anche come session per alcune produzioni minori. Dopodichè finito il liceo classico, dopo una breve esperienza al Saint Louis College of Music di Roma ho dedicato tutto il tempo a cercare di trovare una mia voce sullo strumento.

-3 Il tuo talento ti ha portato a contribuire alla creazione di progetti importanti, come i lavori solisti di James LaBrie, puoi raccontarci cosa hai provato? Com’è stato il primo approccio?

E’ stata la coronazione di un sogno. Partire da una piccola provincia italiana alla volta del Canada per registrare un disco di caratura internazionale con uno dei miei eroi di sempre musicalmente parlando, è una cosa che può onestamente dare alla testa. E invece lui è stato un grande, mi ha messo completamente a mio agio facendomi sentire come a casa e chiedendomi semplicemente di essere me stesso, cosa che spesso e volentieri non succede nemmeno col più piccolo dei produttori nel nostro paese. Il bilancio è stato positivo, dopo 3 dischi e un tour mondiale la collaborazione continua e c’è grande rispetto reciproco.

-4 Questa esperienza ti ha portato a collaborare anche con Peter Wichers (uno dei miei Songwriter preferiti), chitarristicamente parlando abbastanza diverso da te, vuoi raccontarci un po’ di questa occasione?

La scelta di includere Peter nella realizzazione di Impermanent Resonance è stata di Matt Guillory che oltre ad essere il tastierista del progetto solista di James ne è anche il principale autore. Ed è inoltre un fan sfegatato del cosiddetto “Gothenburg Metal” dei Soilwork per cui è stata un’ottima occasione per collaborare e dare un impronta molto moderna agli arrangiamenti. Siccome per questo ultimo disco ognuno ha registrato dal proprio home studio non ho avuto occasione di conoscere Peter fino al Namm del 2014. Ora ci sentiamo spesso, è una persona davvero squisita e disponibile oltre che ad essere un chitarrista formidabile.

-5 Ad oggi, Marco Sfogli è un riferimento per quanto riguarda didattica, eleganza e gusto, trovo che il tuo modo di suonare molto armonioso racchiuda un po’ la definizione musicale di “mediterraneo”, pensi che questo abbia fatto la differenza in quanto elemento personalissimo?

Credo che abbia influito in larga parte provenire da una famiglia di musicisti più che da una regione in particolare. Sicuramente la componente di provenienza c’è ma non è un caso, noi campani siamo un po’ più “sonori” quando si tratta di comunicare. Basta fare un giro per le vie storiche di Napoli per rendersi conto di quanta musica c’è nelle parole della gente e questo sicuramente è nel DNA. Ma se parliamo di scelta di note, di melodia e di tutto ciò che riguarda il comunicare delle emozioni con lo strumento, non posso che attribuirne la colpa allo studio matto e disperatissimo di tanti chitarristi che hanno fatto la storia, due su tutti Joe Satriani e Brian May.

-6 Ad un certo punto dello scorso anno, è arrivata la news bomba: Marco Sfogli nella PFM, i fans si sono molto divisi, ad oggi rimangono molto divisi o hanno potuto toccare con mano e quindi “tranquillizarsi” rispetto i loro dubbi?

Ogni abbandono porta con se dubbi e perplessità, nel caso specifico di PFM l’abbandono è stato tosto da digerire visto che Franco rivestiva un ruolo fondamentale non solo come chitarrista ma anche come principale autore e cantante. Sapevo bene prima ancora di accettare a cosa sarei andato in contro e me ne sono preso piena responsabilità. Alcuni si sono tranquillizzati, altri ovviamente no ma non posso farci nulla. Quel che posso fare e continuare per la mia strada cercando di fare al meglio il mio lavoro.

-7 Cosa dobbiamo aspettarci dal futuro? Hai qualcosa in programma?

Ci sono un po’ di progetti in ballo. Prima di tutto il nuovo disco di PFM che stiamo scrivendo proprio in questi giorni, poi ho questa nuova band con Virgil Donati alla batteria, Alex Argento alle tastiere e Andrea Casali al basso e voce. In più qualche buona novità dal punto di vista didattico sempre tramite la JamTrack Central. Cerco di tenermi impegnato su più fronti.

-8 Le domande finiscono qui, Io e Metalpit.it ti lasciamo tutto lo spazio che vuoi, a te la parola

Io ti ringrazio per questa intervista e ringrazio tutti i lettori di Metalpit.it e vi invito a visitare la mia pagina Facebook www.facebook.com/marcosfogli80 per tutte le news riguardanti attività live e in studio. A presto!!!

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