DESTRUCTION – il futuro non è la globalizzazione, il futuro è lavorare assieme globalmente

by Riccardo Basso

In occasione dell’uscita del nuovo live album dei Destruction, intitolato “Born To Thrash” (disponibile dall’8 maggio in digitale e in uscita il 17 luglio in formato fisico) abbiamo avuto la possibilità di intervistare il leader della band tedesca, Schmier, che si è dimostrato molto loquace e disponibile a rispondere alle nostre domande relative al live album, ai concerti ai tempi del Coronavirus, alla vita on the road e ai lavori passati della band. Buona lettura!

Iniziamo con una domanda relativa al live album “Born To Thrash”, so che lo scopo della release è quello di dare qualcosa ai fan durante la pandemia. Avete registrato lo show perché avevate pianificato una pubblicazione futura o è stata una coincidenza la registrazione del concerto?

Si è trattata di un’ottima coincidenza, abbiamo registrato lo show, ma non era previsto. Lo abbiamo fatto in maniera spontanea e una volta che il caos legato al Coronavirus è iniziato e tutti i concerti hanno iniziato a venire cancellati, mi sono ricordato che avevamo registrato quello show. Ho chiamato il mio studio e gli ho mandato le registrazioni e gli ho detto di fare un mixaggio grezzo per vedere come suonavano. Una volta ricevuto il primo mixaggio dell’album ho pensato “Wow, sembra un ottimo disco, perché non renderlo un live album spontaneo visto che ora tutti i concerti sono stati cancellati, nessuno può assistere a un live e tutti sono in attesa?” È un prodotto speciale per i fan, ho parlato con l’etichetta perché era molto importante pubblicarlo velocemente. Normalmente quando un album è finito ci vogliono quattro o cinque mesi prima che esca. Abbiamo detto alla Nuclear Blast che volevamo farlo uscire velocemente, magari solo online per ora e in estate, quando la produzione dei vinili terminerà, la versione fisica. La Nuclear Blast inizialmente era molto scettica perché non si lavora così solitamente, normalmente tutto viene pianificato e richiede tempo, ma questo è un album molto speciale e spontaneo e penso sia molto bello sia per i fan che per noi. Serve a mantenere un po’ ottimismo durante la crisi perché, per noi come band, tutti i concerti sono stati cancellati fino a novembre. Dovevamo fare un tour australiano, un tour asiatico, un tour americano e un tour sud americano, sono stati tutti cancellati, è stato brutale. Diciamo che anche l’80% dei grandi festival è stato cancellato, quindi questo album serve a dare un minimo di speranza e di energia positiva a noi e ai fan e ci aiuta a rimanere occupati.  Nelle ultime settimane siamo stati impegnati con il mixaggio, la cover e tutto il resto, abbiamo avuto qualcosa da fare in un periodo in cui la gente resta a casa e si deprime. Questa è una pubblicazione molto positiva per me e spero lo sia anche per i fan.

Ok, hai già risposto anche alla mia seconda domanda relativa al perché abbiate diviso la versione digitale da quella fisica.

Sì. diciamo che normalmente una label non lo farebbe mai perché ha paura che la versione fisica non venga più venduta se la versione in streaming è già fuori da tempo. Per questo album però non è importante quanto vendiamo in qualche mese, perché volevamo dare ai fan il disco per poterlo ascoltare sul telefono o sul computer ovunque siano. È stata una cosa molto spontanea e sono molto felice che la Nuclear Blast ci sia venuta incontro.

Avete valutato anche l’idea di registrare e pubblicare uno show da headliner invece dell’esibizione al Party San?

Non abbiamo registrazioni di concerti da headliner, questo è il motivo per il quale non avremmo dovuto pubblicare un live album per ora, tutto qui. Abbiamo registrato solo questo show, e non avevamo assolutamente pianificato l’uscita di un live album al momento, magari tra qualche anno. È però iniziata tutta la situazione legata al Coronavirus e quindi è cambiato tutto, avevamo questo show che è stato fantastico, anche se alcuni fan diranno “Mancano delle sorprese, mancano dei pezzi come “Release From Agony”, “Invincible Force” e “Thrash Attack”. Questi sono dei brani che normalmente suoniamo durante un concerto da headliner. Questo concerto è stato veramente intenso, sono stati cinquantacinque minuti di classici dei Destruction, hit dopo hit, è stato molto atmosferico, è stata una tirata unica senza pause con i pezzi che si collegano tra di loro senza alcuno stacco. Questo disco credo abbia un’atmosfera speciale. Se avessimo fatto un live album in condizioni diverse l’avremmo pianificato, registrando uno show da headliner. Inoltre, molte band fanno più concerti e prendono i migliori pezzi di ogni esibizione, quindi il disco live non è più di un singolo show. Questo invece è un live di un solo concerto, registrato in una sola battuta e ciò lo rende molto speciale. Se dovessimo fare un live album pianificato, dovremmo fare uno show, aggiungere dei pezzi che non abbiamo suonato per un po’, oppure degli speciali che sappiamo potrebbero piacere ai fan. Mai dire mai, se questo disco dovesse essere ben accolto, un giorno potremmo registrare la seconda parte e aggiungere dei pezzi. Quando la gente viene a un concerto dei Destruction vuole ascoltare “Bestial Invasion”, “Mad Butcher” e “Curse The Gods”, ecco perché sono presenti nel disco, altrimenti molti fan rimarrebbero delusi. Se vuoi ascoltare altri pezzi live, devi venire a un vero concerto dei Destruction, che speriamo sia presto non appena torniamo on the road.

Mi piacciono i testi dei Destruction, sono diretti e hanno un significato. Sto pensando a brani come “Spiritual Genocide” o “Second To None”. Dove trovi l’ispirazione per scrivere i testi?

Scrivo sempre di cose che mi interessano, mi toccano, o mi offendono. La musica è sempre stata il modo migliore per esprimermi, scrivere di cose che ho provato personalmente o che mi hanno fatto arrabbiare. Questa sarà sempre la mia ispirazione; penso che le emozioni siano molto importanti nella musica e i testi sono emozioni che inserisci nella musica. Per questo mi piace scrivere di ciò che sento o temo, è così che scrivo i testi. Magari questa crisi andrà a influire sul modo in cui scriverò, non lo so. Non voglio portare sempre cattive notizie, perché molte delle cose che stanno succedendo ora, io le avevo scritte in passato. Per me la musica sarà sempre legata alle emozioni e voglio continuare a lavorare così in futuro, anche se non comporremo nuova musica nei prossimi mesi, questo aspetto non cambierà.

Ho scoperto i Destruction nel 2012 con “Spiritual Genocide”. Mi ricordo di aver comprato il disco in un negozio perché colpito dall’artwork, prima di allora non avevo mai ascoltato nulla del gruppo. Cosa pensi di quell’album al giorno d’oggi? Sei ancora soddisfatto del risultato o cambieresti qualcosa?

Dico sempre che un album è come un bambino, quando nasce è il bambino più bello del mondo, quando guardi il bambino dopo qualche tempo, magari non è il più bello di tutti, ma gli vuoi comunque bene perché è tuo. Ogni album è come un bambino e lo adori appena esce, ti sei impegnato molto per farlo. Quando guardi indietro potresti pensare che questo bambino sia più bello degli altri, ma ci sono ancora molti sentimenti attorno. Se ripenso a “Spiritual Genocide”, penso sia un disco solido con alcuni ottimi pezzi. È difficile non essere connessi con i propri album perché ognuno di essi rappresenta una parte della tua vita, le tue emozioni di quel periodo sono su quel disco. Per noi “Spiritual Genocide” è stato il secondo disco con il nostro batterista dell’epoca, Vaaver, quindi è stato il primo lavoro dove è stato coinvolto veramente nell’intero processo. Si tratta di un album interessante che ci ha permesso di provare la line-up dell’epoca, ho molti bei ricordi legati a quel disco.

Parliamo ora della situazione attuale legata ai concerti. Alcune band metal hanno deciso di trasmettere dei live in streaming. Pensi che anche i Destruction possano adottare questa soluzione?

Credo che un concerto senza fan sia come una partita di calcio senza tifosi. Adoro il calcio, ma le partite senza spettatori non sono partite, sono terribili perché non c’è l’atmosfera. Penso che la stessa cosa valga per i concerti via internet, non hanno l’atmosfera di un vero live. Capisco che si stia provando a dare qualcosa alle persone per tenerle connesse con il giusto mood, ma non è la stessa cosa, è un tentativo di mantenere qualcosa vivo, ma non funziona. Non mi immagino i Destruction a fare qualcosa del genere, anche perché al momento non è possibile perché abitiamo tutti distanti tra di noi. Il nostro chitarrista vive in Svizzera, noi viviamo al confine svizzero e il batterista a Berlino, che dista otto ore dalla sala prove, che si trova anch’essa in Svizzera. Inoltre non mi è permesso di entrare in Svizzera con la storia del Coronavirus. Non penso pubblicheremo qualcosa dalla sala prove al momento perché non possiamo farlo visto che siamo tutti divisi.

Sempre parlando di concerti, negli ultimi giorni ho letto degli articoli relativi ai concerti in macchina (drive in) e al distanziamento sociale durante i live. Pensi che queste misure possano funzionare per un concerto metal durante e dopo la pandemia?

Concerti in macchina? Penso sia più probabile che mi butti da un ponte, che fare un concerto drive in! (ride) È una cosa terribile, non vogliamo farli, non vogliamo concerti in macchina. Deve esserci una soluzione migliore dei concerti drive in. Non c’è l’atmosfera, la gente resta seduta in macchina senza muoversi, non hai il suono live e devi accendere la radio per sentire il concerto, è una cosa stupida. Penso ci siano modi migliori di ricreare i festival, dobbiamo imparare che niente sarà come prima, ci saranno nuove regole, ma al momento per esempio la Danimarca sta aprendo e ricominceranno i concerti nei piccoli club. Credo che la scena legata ai club tornerà prima o poi, per quanto riguarda i grandi festival bisognerà trovare un modo per farli, dobbiamo vedere come si evolve la situazione nelle prossime settimane. Provo a rimanere positivo, tutto questo è complicato e triste, ma è anche una grande opportunità per il mondo per ricominciare e fare le cose in maniera migliore. Spero che queste brutte settimane portino a un miglioramento per l’ambiente, la natura e per noi come individui. Quando è iniziata la crisi eravamo tutti divisi, non c’era presa di coscienza di cosa stesse succedendo e non ci si aiutava a vicenda. Se guardi all’Unione Europea, ognuno ha regole diverse per il Coronavirus, anche in Germania e sono sicuro che al momento anche in Italia ogni regione ha regole diverse sul virus. Questa è una cosa stupida, perché così facendo non tiriamo le stesse corde e non andremo da nessuna parte. Dobbiamo imparare a lavorare assieme, il futuro non è la globalizzazione, il futuro è lavorare assieme globalmente. Magari questo sarà un punto di svolta per l’umanità, al quale la gente guarderà tra un secolo.

Parliamo della vita on the road. Sono sicuro che molte persone pensino che i musicisti metal facciano festa ogni sera dopo il concerto. Anche per i Destruction è così, oppure provate ad avere un stile di vita più bilanciato mentre siete in tour?

Quando eravamo giovani abbiamo fatto molte feste selvagge. Facciamo ancora festa a volte, ma in maniera più tranquilla perché con il passare del tempo impari ciò che conta nella vita. Le feste sono sicuramente importanti, ma sono più importanti il concerto e la performance. Quando invecchi cambiano le priorità, mi piace ancora bermi un buon bicchiere di vino dopo lo show, farmi una risata, o chiacchierare, ma per me il momento più importante è sul palco. Deve essere perfetto al 100% per i fan e chiunque altro, per questo motivo non facciamo più feste. Perlomeno io, in quanto cantante, faccio molta più attenzione di quando ero giovane, ma non è un problema perché tutto, se fatto con moderazione, è divertente, anche perché spero di andare avanti altri vent’anni, quindi devo tenermi in forma.

Questo si collega alla prossima domanda. L’anno scorso gli Slayer hanno finito il loro tour di addio, hai mai pensato alla possibilità per i Destruction di ritirarsi, oppure c’è ancora molta benzina nel serbatoio?

Voglio continuare fino alla fine, mi ci vedo a suonare fino all’ultimo. Se ne avrò la possibilità continuerò finché sarò fisicamente in grado di suonare e di divertirmi. Penso che il musicista non sia solo un lavoro, ma anche un traguardo, uno scopo, è un lavoro che che richiede 24h su 24. Non mi ci vedo a fermarmi e a non fare più tour perché andare ai  concerti e suonare è un parte della mia vita, mi sento un ragazzino, non posso fermarmi. Spero che potremo continuare il più possibile, dipende dai fan e da ciò che succederà in futuro. Non sappiamo come sarà il mondo dello spettacolo dopo la crisi e se ci saranno le stesse possibilità di fare tour e ciò che ne consegue. Dobbiamo vedere come si evolve la situazione. Noi siamo fiduciosi di poterlo fare il più a lungo possibile.

Avete già iniziato a lavorare a un nuovo album?

L’ultimo disco è uscito ad agosto, otto mesi fa, quindi non abbiamo ancora iniziato a scrivere nulla. Dovevamo essere in tour quest anno, questo è stato l’anno con più show previsti in tutta la storia dei Destruction; avevamo così tanti concerti pianificati e ora tutto è stato cancellato fino a novembre/dicembre. Abbiamo dovuto cancellare in Giappone, in Asia, in Australia, negli Stati Uniti, in Canada. Tutti questi sono stati posticipati a febbraio. Dovevamo fare un tour in Sud America a novembre, ma è stato posticpato al prossimo anno. C’è molto caos al momento, stiamo provando a sistemare tutto. Molti festival sono stati portati automaticamente al 2021, stiamo provando a fare ordine e a promuovere il live album. Se in estate ci sarà tempo potremmo iniziare a scrivere qualche canzone e vedere cosa succede, ma non penso pubblicheremo un disco tanto presto. Tutte le band ora sono chiuse in casa e scrivono album e l’anno prossimo tutti pubblicheranno dischi. Non penso che faremo così anche noi, vediamo se il prossimo anno riusciamo a tornare on the road e a pubblicare un disco nel 2022. Vedremo, mai dire mai!

Sono curioso relativamente alla vostra mascotte, il Mad Butcher, ti ricordi come è nato? Ha un significato particolare?

Il Mad Butcher è stato una sorta di incidente. Avevamo la canzone e nel 1986 la nostra etichetta ha avuto l’idea di presentare la nuova line-up perché all’epoca avevamo avuto dei cambi: un batterista è uscito e ne è entrato uno nuovo assieme a un chitarrista; eravamo in quattro all’epoca. La label quindi ha avuto l’idea di fare un mini album, all’epoca si poteva ancora fare, e proposero di pubblicare una nuova versione di “Mad Butcher”. A noi è quindi venuta l’idea del mini album intitolato “Mad Butcher” e quando è stato il momento di realizzare l’artwork ci siamo rivolti a un ottimo giovane artista, Sebastian Krüger, che ha rappresentato in maniera fantastica il Mad Butcher. Ecco come è nata la mascotte. Me lo immaginavo come un tizio enorme e pelato, è nato così. Non è stato pianificato, è successo tutto in maniera spontanea perché all’epoca avevamo una nuova line-up e una nuovo lavoro in fase di pubblicazione. Volevamo far vedere ai fan la nuova formazione e “Mad Butcher” è stata l’introduzione al nuovo album. Successivamente il disco si è rivelato un enorme successo, la cover è diventata un cult e il Mad Butcher una mascotte. Di base è stato adottato dai fan e lo adorano. Non è stato creato a tavolino, è semplicemente successo, la cosa è stata voluta dai fan.

Questa era l’ultima domanda. Sentiti libero di dire qualcosa ai lettori italiani!

Yeah, non vedo l’ora di rivedere i fan italiani a dicembre quando torneremo in tour, auguro il meglio all’Italia e spero riesca a riprendersi rapidamente. So che gli italiani sono persone positive e se resteranno uniti in un paio di mesi si potrà tornare alla normalità e fare concerti assieme! Sono tempi strani, ma presto andrà meglio, grazie per ascoltare i fottuti Destruction!

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