HELLISH GOD – Fai sempre tesoro del tuo passato

by Jacopo Silvestri

In occasione del Death Over Venice (qui il report della serata) abbiamo avuto l’opportunità di fare delle domande agli Hellish God, in particolare a Tya (voce) e Stefano Malgaretti (basso), sui loro primi anni di carriera, sulle loro esperienze passate e sulla scena italiana.

Ciao ragazzi e benvenuti su Metalpit.it. Per iniziare, potreste presentarvi ai nostri lettori parlando della vostra storia, che pur essendo breve ha già raggiunto buoni risultati?

Tya: Noi siamo gli Hellish God e siamo nati nel 2015, inizialmente con una formazione a tre composta da me, Luigi come batterista e Michele, chitarrista e bassista. Dopo l’EP “Impure Spiritual Forces” è entrato Stefano al basso ed abbiamo dato alla luce, dopo circa un anno e mezzo, “The Evil Emanations” che proporremo anche questa sera.
C’è stato un piccolo cambio di line-up qualche mese fa, con Michele che è praticamente uscito dalla band; il sostituto è Matteo degli Ad Nauseam, chitarrista sicuramente molto idoneo a ciò che proponiamo.

Una caratteristica molto peculiare del progetto è la provenienza: tre dei quattro membri sono lombardi mentre il batterista, Luigi Contenti, è del Molise. Che problemi vi crea questo fattore e come riuscite a gestire la situazione?

Stefano: In realtà è ancora peggio, perché due sono lombardi, uno è veneto e uno viene dal Molise. Sembra una barzelletta, ma comunque nel 2018 riusciamo a lavorare abbastanza tramite Internet e i supporti digitali, grazie a registrazioni, file, eccetera.
Generalmente cerchiamo di trovarci noi tre che siamo al nord per la stesura dei pezzi ed il 90% delle volte il giorno prima del concerto ci troviamo per fare una prova in vista del live.

Questo problema suppongo vi porti anche a dover fare pochi concerti e più selezionati, cosa vi ha portati a suonare qui al Death Over Venice quest’oggi?

T: Sicuramente la distanza è limitante, in quanto comporta costi e l’organizzazione degli spostamenti, delle ferie e di tutte le cose che fanno parte della vita.
Oggi al Death Over Venice ci hanno invitato e noi abbiamo accettato subito perché è un festival importante, in crescita, con una bell’aria e un bel feeling.

Ora parliamo un po’ della vostra storia, partendo dalle origini, ovvero dal 2015, anno che ha visto la nascita del progetto e nel quale tutti voi suonavate almeno in un altro gruppo. Cosa vi ha portato a dare vita a questa nuova realtà?

T: In realtà la voglia di far qualcosa qua in Italia è stata un po’ dimenticata.
Noi abbiamo sempre ascoltato ciò che stiamo proponendo, ovviamente alla nostra maniera, ma con la stessa idea di base, quella di fare un Death Metal stile anni ’90 con varie influenze: un po’ brasiliane, un po’ olandesi, un po’ americane e così via. Diciamo che, oltre all’amicizia che mi lega a Luigi, abbiamo creato questo progetto per l’idea interessante che ha coinvolto tutti.

Attualmente il vostro repertorio consiste nell’EP uscito nel 2016 e in “The Evil Emanations”, album uscito a gennaio. Come si è evoluto il vostro sound in questi due anni?

T: Diciamo che è migliorato perché abbiamo dato più importanza ai dettagli nella costruzione dei brani ed abbiamo aggiunto nuove influenze mantenendo comunque un certo stile.
Guardando la forma del brano, rispetto all’inizio dove si puntava a un’idea più rozza e grossolana, ora queste idee si sono evolute e continueranno a farlo. Non faremo la stessa cosa per sempre, di sicuro.

Parlando proprio del vostro primo album, com’è stato il processo di songwriting e la sua creazione? Ci sono artisti che vi hanno influenzato particolarmente?

S: Fondamentalmente il primo disco è stato scritto da Luigi, il batterista, e da Michele, ex chitarrista e fondatore; per i testi e le voci ha fatto tutto Tya, mentre io personalmente l’ho solo suonato, adattando le mie linee di basso in quanto inizialmente sono entrato come session. Grosso modo è la cosa più naturale del mondo, ci trovavamo in sala prove e venivano provati i pezzi, per poi decidere i vari cambiamenti o le migliorie da fare.
Per quanto riguarda invece i gruppi che ci hanno influenzato sono quelli che ascoltiamo da sempre: grosso modo la scena polacca Death Metal, con Azarath e Vader, gruppi veloci, dove il blast beat è abbastanza “il pane”. Cito anche la scena brasiliana, con Krisiun, Rebaelliun e Abhorrence e quella olandese, Centurian e Nox per noi sono tra i gruppi migliori del genere, così come i primi Sinister e chiaramente anche Deicide, Morbid Angel e i gruppi capostipite di ciò che suoniamo e ciò che ascoltiamo giornalmente.

Sempre parlando dei vari brani, c’è un concept che li unisce oppure puntate esclusivamente sul singolo?

T: In realtà su “The Evil Emanations” il concept è basato sull’albero della morte; il disco è abbastanza complesso e sicuramente non tratta tematiche molto all’acqua di rose, c’è un certo studio sia nell’approccio mentale che nella stesura dei testi.
Al contrario, “Impure Spiritual Forces” era più grezzo sotto questo aspetto, ci concentravamo sul brano singolo mentre su “The Evil Emanations” c’è stata un’evoluzione e lo si può definire più completo.

L’EP è stato pubblicato in modo indipendente, mentre l’album tramite Evelasting Spew Records. Che rapporto avete con l’etichetta?

T: Ottimo, direi ottimo. È la migliore etichetta italiana se si parla di metal estremo. Giorgio lavora in maniera super professionale e c’è anche Tito ad appoggiarlo ottimamente.
S: Io Giorgio lo conosco da circa quindici anni perché siamo dalla stessa città e andavo a comprare i dischi con lui quando ero un adolescente. Quindi ci fidiamo tranquillamente del suo lavoro e del suo operato, del quale ci riteniamo molto soddisfatti.

Tornando a parlare del fatto che tutti voi suonate o avete suonato per diversi gruppi, l’esperienza a disposizione quanto vi influenza e come vi ha cambiato nel tempo?

S: Fai sempre tesoro di quello che fai nel passato, no?
Soprattutto, devi sempre contare che in un gruppo, a meno che non sia una one-man band, devi anche avere dei rapporti umani con le persone, quindi cominci anche un po’ a selezionare la gente con cui suonare e a capire con chi puoi fare un certo discorso musicale e con chi invece non è possibile.
Per quanto riguarda tutto ciò che sta dietro la registrazione di un disco o alla sua promozione, è ovvio che più vai avanti e più l’esperienza aumenta, quindi cerchi di imparare da quelli che sono gli errori e di fare sempre meglio.

Sempre questa esperienza vi permette di avere un punto di vista aggiornato sulla scena italiana. Cosa mi dite su di essa, come la ritenete rispetto a quella di altri Paesi e come ritenete il supporto da parte del nostro pubblico?

T: Domanda difficile. Le band ci sono, molte veramente ottime, altre un po’ meno, però poi la risposta del pubblico non è sempre all’altezza e non saprei dirti per quale motivo.
Forse la mancanza di interesse temporanea, alla fine la vita è un ciclo ed è così, ci sono momenti in cui il metal estremo è a un livello tale da portare 300 persone a serata mentre in altri ci si può ritenere soddisfatti nonostante si portino 40 persone.
Sicuramente lo fai per passione, non per ottenere un riscontro economico.

Grazie per aver risposto alle domande. Per finire vi chiedo se avete già qualcosa in programma per il futuro o se per ora non sapete ancora cosa vi aspetta.

T: Abbiamo già in programma di replicare e migliorare ciò che abbiamo fatto: abbiamo già lo studio prenotato per registrare i nuovi brani e poi vedremo il da farsi.

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