THE DEAD DAISIES – Marco Mendoza ci parla di Live & Louder

by Samantha Galluzzo

Abbiamo avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con il bassista dei The Dead Daisies durante l’incontro con la stampa che si è tenuto al Rock’n’Roll di Milano in occasione dell’unica data italiana al Druso di Bergamo. Mendoza è davvero un gran chiacchierone, il mio recorder non aveva voglia di funzionare…un’odissea. Ma alla fine, dopo varie peripezie, siamo riusciti a potarla a casa.

Live & Louder, il vostro nuovo album, è uscito il 17 maggio. Qual è stata la sua genesi?

Live & Louder è il nostro primo album live. Abbiamo deciso di produrre un album live perché i fan insistevano tanto nel chiedercelo, da anni, e così li abbiamo accontentati.

La band si è formata nel 2012, dopo vari cambi di formazione possiamo dire che questa sia finalmente la lineup definitiva?

Sì, è difficile far combinare le cose perché ognuno di noi ha altri progetti e quindi è complicato incastrare i vari impegni di ognuno, ma ci troviamo molto bene insieme, c’è molto affiatamento…ormai siamo come una famiglia. Perché cambiare?

La lineup del tour di Live & Louder è quella attuale?

Sì, squadra che vince non si cambia.

Gene Simmons ha dichiarato che i Kiss si ritireranno presto. Cosa ne pensi? Secondo te un musicista dovrebbe andare avanti a oltranza o c’è un momento in cui forse è meglio fermarsi?

I Kiss sono in giro da molti anni. Essere costantemente in giro per il mondo non è facile, ci può stare che a un certo punto tu abbia voglia di fermarti e goderti un po’ la tua famiglia, la tua casa. Un artista, secondo me, non smette mai di essere artista…non è come un qualsiasi altro lavoro che a un certo punto della tua carriera finisci e vai in pensione. L’ispirazione può venire in qualsiasi momento. La mia famiglia quando non mi vede suonare per qualche giorno inizia a preoccuparsi! Io credo che andrò avanti finché potrò.

Com’è stato andare in tour coi Kiss? 

Negli anni siamo stati in tour con tante grandissime band…ma devo dire che il rapporto che si è instaurato coi Kiss è stato il più bello. Eravamo come una grande famiglia allargata itinerante. Loro, aldilà di quello che si possa pensare visto la grandissima fama, sono davvero delle persone alla mano e con cui è molto divertente avere a che fare.

Dov’è stato registrato il live presente sul dvd?

Non è stato registrato in una sola data, diciamo che abbiamo ripreso tutte le tappe del tour e sul dvd sono finite le immagini migliori di tutto il girato. Non mi ricordo precisamente quali, ma saranno almeno una quindicina.

Come stanno reagendo i fan e la critica?

Fino ad ora benissimo, stiamo raccogliendo numerosi consensi. La gente viene numerosa ai concerti e ne rimangono tutti entusiasti, quindi possiamo dirci assolutamente soddisfatti.

È complicato registrare un album dal vivo? Come ti senti se sai di essere registrato mentre suoni?

All’inizio un po’ di ansia l’avevo, ma ormai non ci faccio più caso. Suono da molti anni. Cioè, se sei preparato e hai fatto i compiti a casa, vai sul sicuro; e poi dopo un sacco di date suoni senza neanche pensarci troppo. L’importante è divertirsi e soprattutto vedere che la gente si diverte insieme a te.

Progetti futuri?

Adesso ci godiamo il tour. Io a settembre entrerò in studio per il mio prossimo album da solista.

Prima avete fatto un mini set acustico ed è stato veramente fantastico. In acustico riuscite ad essere perfino migliori che in elettrico, dovreste registrare qualcosa in acustico!

Non sei la prima che me lo dice! In effetti c’è in cantiere una mezza idea di realizzare qualcosa in acustico, vedremo…

Sei spesso qui in Italia, per via dei tuoi numerosi progetti e collaborazioni…cosa pensi della scena musicale italiana?

Sono spesso qui anche perché ho molti amici, voi italiani siete molto accoglienti e simpatici, ci sono molte similarità con noi messicani! Sì, negli anni ho collaborato con molti musicisti e artisti italiani. Ho collaborato, tra gli altri, con Laura Pausini, collaboro con Andrea Braido, il chitarrista di Vasco. Diciamo che la musica in generale, e penso anche qui in Italia, sia un po’ guastata dai talent show. Sembra tutto facile, ma così non è. Per diventare un musicista bravo, bisogna studiare e suonare, suonare e studiare, suonare, suonare e suonare. Sempre. Il pop è preponderante qui, come il rap negli Stati Uniti, ma ci sono cose molto belle e valide, basta saperle scovare.

Bene, ti ringrazio della chiacchierata, un’ultima cosa: c’è una domanda che nessuno ti ha mai posto?

Questa!

 

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