KANSEIL – Ci ispiriamo a leggende e tradizioni della nostra terra

by Jacopo Silvestri

In occasione dell’Hard Rockolo Festival di Pieve di Cadore abbiamo avuto l’opportunità di scambiare qualche parola con i Kanseil, formazione Folk Metal trevigiana, riguardo il loro passato, presente e futuro. Buona lettura!

Ciao ragazzi, sono Jacopo di Metalpit; per cominciare potreste presentarvi a chi non vi conosce ed è incuriosito da questa intervista?

Noi siamo i Kanseil, facciamo Folk Metal e veniamo dalla provincia di Treviso, precisamente da Vittorio Veneto, Conegliano e paraggi. Siamo arrivati qua dopo diverso tempo, avendo già suonato nel bellunese ma mai nel Cadore, ed è stata una bella esperienza. Siamo attivi ormai da sette anni, abbiamo fatto prima una demo e poi un album, “Doin Earde”, uscito due anni fa per un’etichetta italo-irlandese. Attualmente stiamo lavorando sul nostro nuovo album, quindi siamo sempre in giro a suonare o occupati col produrre materiale nuovo.

Il vostro nome da dove deriva e come vi siete formati?

Il nostro nome è quello che probabilmente era l’antico nome del Cansiglio. Per quanto riguarda la nostra formazione, eravamo un piccolo gruppo di amici, appassionati di musica, montagna e natura delle nostre parti ed è venuto spontaneo, suonando ognuno uno strumento, decidere di formare una band. Il nome del Cansiglio porta con sè tutte le storie della zona, antiche o nuove che siano; con questo nome ci vogliamo legare ancor di più al nostro territorio che è anche ciò di cui parliamo; trattando di leggende locali e dei nostri posti sia a livello naturalistico ma anche proprio spirituale. Una cosa che tendo a dire è come il progetto sia nato prima come nome che come gruppo in sè, in quanto eravamo un gruppo di ragazzi appassionati del genere, e con calma abbiamo iniziato ad ascoltare e a suonare insieme; facendo nascere la band pezzo dopo pezzo.

La vostra carriera è iniziata con la demo, rilasciata nel 2013. Che cambiamenti ha portato rispetto al vostro primo album, “Doin Earde”?

Chiaramente la demo, come ogni primo lavoro, è un modo per crescere ma soprattutto per iniziare, ed è autoprodotto. La produzione dell’album invece ce la siamo guadagnata coi soldi messi da parte nel tempo coi vari concerti, ed è stato registrato con più consapevolezza. Quindi c’è stata un’evoluzione a livello di registrazione, produzione e composizione dei brani. Anche il nostro stile ha avuto un cambiamento, andando verso melodie più ricercate cercando di dare un sound “Kanseil”, slegandoci da quella che è la moda del Folk Metal, che è stata qualche anno fa, dove tutti quanti calcavano quei due tre gruppi europei che effettivamente avevano molto giro, finendo per diventare delle brutte copie. Il nostro obbiettivo è stato cercare un sound originale che si possa definire come nostro.

Sempre parlando di queste due composizioni, com’è stato il processo di songwriting?

I pezzi nascono sempre dalla mente di tutti, ci troviamo in sala prove e li costruiamo insieme, ogni lavoro è sempre condiviso e nasce dalle idee di tutti quanti. Questo sia per la parte musicale che per i testi.

I vari pezzi hanno una correlazione tra di loro o puntate sul singolo? E avete mai pensato di scrivere un vero e proprio concept album?

“Doin Earde” significa “la nostra terra”, argomento del quale abbiamo sempre cercato di scrivere a riguardo, delle nostre tradizioni, delle nostre leggende e dei nostri posti; quindi c’è un concetto di base che accomuna tutti i pezzi. Il concept, a livello proprio teorico, è un’altra cosa rispetto al nostro album, anche se ci abbiamo lavorato anche sotto quest’ottica. Facciamo ogni pezzo in modo che sia valido nel singolo, ma pensiamo anche alla posizione nell’album, facendo sì che stia bene assieme al resto. Nel concerto di questa sera, quando anche lo staff dell’evento è venuto sotto al palco a divertirsi, abbiamo capito che il messaggio è passato, in quanto puntiamo anche al trasmettere emozioni e a divertire.

Avete detto in precedenza che cercate di differenziarvi dalla strada tipica del Folk Metal, nonostante questo c’è qualche artista che vi ha influenzato particolarmente?

Come abbiamo detto prima, noi siamo nati come un gruppo di ascoltatori del genere, quindi è normale che delle influenze le prendiamo da questo piuttosto che quello. Non abbiamo mai avuto alcun artista al quale ci ispiriamo particolarmente, ce ne sono vari, ma nonostante ciò cerchiamo di differenziare il nostro sound.

Quando scrivete una canzone da cosa partite e come aggiungete i vari strumenti folkloristici?

I pezzi possono nascere in vari modi, o dal giro di chitarra, o da quello in cornamusa. Poi si costruiscono un po’ da soli, essendoci un’evoluzione da quando si inizia con la composizione a quando la si finisce legata al lavoro in sala prove e l’unione dei vari riff che vengono fuori suonando. Inoltre lavoriamo prima sulla parte strumentale, per poi metterci sopra il testo.

Ho notato che nella demo c’erano canzoni sia in italiano che in inglese, invece nel disco sono tutte o in italiano o in dialetto. Il cambiamento è voluto? E che storia c’è dietro esso?

Questo è sempre nel filo dell’evoluzione della band, guardando cosa volevamo trasmettere. Ci siamo detti: “Noi siamo di queste terre e di queste zone, ci esprimiamo normalmente tra amici e tra la gente con queste lingue; perché non farlo per trasmettere qualcosa in musica?”. Parlando delle nostre terre e delle nostre leggende, abbiamo deciso di farlo nella nostra lingua, per sentirle ancora di più nostre. Quando si inizia a suonare l’inglese è più diretto a livello di orecchiabilità, quindi è stato un inizio spontaneo essendo anche inesperti. Ma poi abbiamo valutato le lingue che usiamo e che ci appartengono di più.

Che significato hanno gli abiti e la vostra scenografia dal vivo?

Gli abiti sono in stile medioevale senza riferimenti precisi. Li usiamo per dare un riferimento storico vago che è utile per dar spazio all’immaginazione e creare un’atmosfera di tempi antichi.

Infine, com’è stata per voi questa esperienza, e cosa avete in programma sia in tempi più brevi che in altri più dilatati?

La serata è andata molto bene e la risposta del pubblico è stata ottima. C’era gente che non ci conosceva prima di oggi, quindi siamo molto contenti della resa, del lavoro dei fonici e di quello dello staff. Ora avremo qualche settimana di dovuta e meritata pausa, ma abbiamo qualche data confermata per questo autunno. Suoniamo perchè ci piace farlo in live, fa parte di noi e non smetteremo di farlo. Cerchiamo sempre di girare, suonare, divertirci e far divertire. Oltre a questo abbiamo quasi finito il secondo album, stiamo perfezionando dei pezzi in modo da farli suonare come vogliamo; quindi a breve contiamo di entrare in studio e registrare il disco.

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