AIRBOURNE + FAKE IDOLS @ Arena Alpe Adria, Lignano Sabbiadoro (UD) – 15/06/2017

Gli australiani Airbourne, ormai con una carriera più che decennale alle spalle, fanno tappa in un’afosa Lignano Sabbiadoro per l’unica data italiana di questo tour, accompagnati dai nostrani Fake Idols.

FAKE IDOLS

Puntuali sulla tabella di marcia salgono sul palco i friulani Fake Idols, forti della pubblicazione del loro secondo album “Witness”. Fautori di un hard rock/heavy metal moderno e di sicuro appeal per i fan del genere, i Nostri sfornano una performance senza sbavature che riesce a coinvolgere il pubblico inizialmente poco numeroso ma che si tramuta in poco tempo in una folla di aficionados del quintetto nostrano. I brani si susseguono guidati dal vocalist Claudio Coassin, affiancato dalle chitarre di Ivan Odorico e Cristian Tavano e sorretto da una sezione ritmica solida, con il bassista Ivo Boscariol ed Enrico Fabris dietro le pelli, il quale riesce a dare una certa varietà stilistica ad un genere che rischia di stabilizzarsi su binari ben precisi. Nessun colpo di scena o momento particolarmente degno di nota rispetto all’insieme, per un’esibizione che si è assestata su un ottimo livello sia per quanto riguarda i suoni, chiari e definiti fin da subito, sia per quanto riguarda l’esecuzione, conseguenza dell’evidente esperienza maturata dai vari membri della band in passato. Un inizio di serata che avrà sicuramente soddisfatto il pubblico presente.

AIRBOURNE

Data l’età del sottoscritto (un quarto di secolo tondo tondo) non posso dire di essere vecchio, ma pensare di aver visto gli Airbourne ormai ben nove anni fa mi ha fatto uno strano effetto. Dai tempi di “Runnin’ Wild” del 2007 di acqua sotto i ponti ne è passata: gli album si sono susseguiti (gli australiani hanno pubblicato il loro quarto disco, “Breakin’ Outta Hell“, neanche un anno fa), ma lo stile e l’attitudine dei cinque ragazzi di Warnambool sono rimasti immutati, nel bene e nel male. Il pubblico della serata, nel frattempo, si è fatto più folto pur non arrivando a occupare l’intera platea e tra la gente è possibile notare, com’era prevedibile, un cospicuo numero di signori e signore di mezza età e maglie degli AC/DC. Il gruppo arriva sul palco addirittura cinque minuti in anticipo, partendo alla grande con “Ready to Rock” e sciorinando una serie di brani che pescano a piene mani dall’ultimo disco e dal debutto sopracitato, disco che li ha lanciati sulla grande scena e che, evidentemente, è quello che ancora va per la maggiore. C’è da dire che i brani successivi a quest’ultimo non riescono ad avere lo stesso tiro, probabilmente perché molti ascoltatori li hanno conosciuti con quello (come me) e anche perché, ricalcando la band madre, il loro stile rischia di diventare stantìo dopo tre canzoni per coloro che si sono spostati su altri lidi musicali (ancora, come me). Tutto ciò non toglie nulla alla carica e alla showmanship degli australiani e del frontman Joel O’Keeffe in particolare, capace di tenere su uno spettacolo da solo incitando il pubblico, facendosi portare in spalla in mezzo alla folla e aprendo lattine di birra sbattendosele in testa per poi lanciarle verso un’audience delirante in pieno stile rock’n’roll. Lo spettacolo si conclude con un bis composto da “Live It Up” e il successone “Runnin’ Wild“, seguiti dalla promessa di un ritorno sul suolo italiano.
A conti fatti, agli Airbourne si può dire di tutto e di più: tacciarli di poca originalità, eccessiva derivatività e quant’altro. Tutto vero, ma finché continueranno a mettere su degli show carichi di grinta e finché ci sarà un pubblico spensierato e affamato di semplice rock’n’roll e 4/4, hanno tutto il diritto di continuare a divertirsi e divertire.

 

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