LOUD AND PROUD FEST 2019 @ Slaughter Club, Paderno Dugnano (MB) – 09/11/2019

by Giacomo Cerutti

Oggi è una giornata molto importante, in quanto la nota webzine Loud And Proud, grazie agli sforzi della Truck Me Hard, è riuscita a organizzare un festival, ovvero il “Loud And Proud Fest”. Come location della prima edizione è stato scelto lo Slaughter Club; ovviamente la kermesse è rigorosamente italiana, dal calderone underground sono stati pescati i Chaos Factory, gli Aether Void e gli Skeletoon, salendo poi di livello con i Drakkar, i mitici Domine e come punta di diamante avremo la Strana Officina. Sarà una serata dove lo stemma del metallo tricolore brillerà incontrastato, soprattutto grazie agli special show da parte di Skeletoon, Domine e Strana Officina di cui avremo la fortuna e il piacere di assistere, un richiamo alla fede al quale risponderanno i metallari vecchio stampo ma anche i più giovani. Dopo questa premessa scopriamo come si è svolto l’evento, lasciamo la parola alle band!

Il sipario del festival si apre con i Chaos Factory, giovane band di Trento forte della pubblicazione del debutto “Horizon”. Quando entrano in scena il pubblico non è numeroso ma si fanno coraggio partendo con “Human Orogeny”, rompendo così il silenzio. Sin dai primi pezzi è evidente una solida base heavy, tracciata dai potenti riff e assoli di Luca Moser e Mattia “HeadMatt” Carli, con l’aggiunta di sonorità symphonic-power di stampo rhapsodiano. La ritmica è fluidificata da Fabio Sartori al basso e sostenuta grazie alla esile quanto energica Diana Aprile alla batteria. Complessivamente detengono una buona tenuta di palco, ma sicuramente la figura di spicco è il frontman Francesco Vadori, una scheggia impazzita che tiene viva l’esibizione grazie al suo potere di coinvolgimento, scendendo a cantare anche in platea, ma anche per merito della notevole prestazione vocale dal timbro caldo e pronunciato. Logicamente danno la priorità ai pezzi nuovi, e nonostante il tempo ridotto riscuotono buon successo, con gli applausi non mancano mai sino alla conclusiva “Jiggernaut Is Coming”. Senza dubbio gli “operai della fabbrica del caos” hanno assolto pienamente il compito di apertura rivelandosi una buona rampa di lancio del festival.

Setlist:
Human Orogeny
We Believe
Horizon
Running Wild
Juggernaut Is Coming

Rimanendo in ambito underground diamo la parola ad un’altra giovane band, gli Aether Void, nati nel 2017 dalle ceneri dei No Way Out, i quali riaprono le danze prendendo posizione sulle note di “The Eternal City”. Hanno all’attivo solo il debut album Curse of Life”, uscito quest’anno, su cui si baserà l’intera esibizione. Viene messa in mostra la loro proposta decisamente hard’n’heavy con sfumature progressive dettate dall’intreccio ben costruito di ritmiche, melodie e assoli da parte di Bond e Erik, abbinate alle calibrate parti di batteria sostenute da Albi, mentre il tutto è ben amalgamato dai giri di basso operati da Bruso. In generale i pezzi hanno un bel tiro e sono resi più accattivanti dalla voce di Thore, il cui timbro marcato e leggermente sporco gli conferisce la giusta ruvidezza. Il pubblico lievemente aumentato risponde positivamente, i modenesi si sono fatti valere sia dal punto di vista musicale che scenico. Chiudono con “Twisted Maze la breve performance e raccolgono meritati applausi.

Setlist:
The Eternal City
Death Wish
Hoax
One Last Down
Golden Blood
Twisted Maze

La serata prosegue con il primo special show del festival. Salgono sul palco gli strepitosi Skeletoon, forti della pubblicazione del terzo album They Never Say Die”, uscito a marzo e incentrato sul film cult “The Goonies”, sul quale si baserà il loro set. Preceduti dall’intro entrano in scena pronti a trasportarci nella dimensione power metal. Sulle prime note di “Hell-o” scoppiano le stelle filanti e fa il suo ingresso Mr. Tomi Fooler che incita il pubblico, ora più numeroso. I nostri “The Nerdmetal Superheroes” accendono l’atmosfera grazie alla loro dilagante energia, una tenuta di palco dinamica e, soprattutto, tanta voglia di fare casino sparando un pezzo dopo l’altro. Le mani di Andy Cappellari e Fabrizio Taricco sfrecciano sulle chitarre, lanciando ritmiche ad alta velocità e raffiche di assoli, Giacomo Stiaccini emette tonanti vibrazioni di basso, mentre la new entry Michele Olmi pestando su piatti e pelli con potenza e precisione si rivela un’ottima aggiunta.
In quanto ex tribute band degli Helloween, dimostrano chiaramente di aver imparato perfettamente dai loro maestri. Il sound è completato dalla poderosa voce del frontman Mr. Tomi Fooler, di grande estensione e capace di squillanti acuti. Degna di nota è il suo carisma e l’interazione, non perde infatti occasione per scendere tra il pubblico per un maggiore coinvolgimento, soprattutto durante la cover di “Aces High”, classico degli Iron Maiden, tanto per gradire. Sul nuovo disco sono presenti vari ospiti come Michele Luppi, Giacomo Voli e Alessandro Conti, ma nel brano “I Have The Key” l’ospite è Morby, che guarda caso è presente e ovviamente viene invitato da Mr. Tomi Fooler a duettare: le loro gole tra un acuto e l’altro fanno scintille, ma reggere il confronto con il leader dei Domine è un ardua impresa. L’entusiasmo del pubblico è costante, ogni pezzo è ripagato con forti applausi, anche gli estratti dai lavori precedenti come “Heroes Don’t Complain”, “Mooncry” e la finale “Heavy Metal Dreamers” che segna la fine di un’esibizione divertente, colorata e molto intensa che ha scaldato ulteriormente i motori. I nostri “metal nerd”, possono lasciare il palco a testa alta, accompagnati da copiosi applausi.

Setlist:
Intro
Hell-o
They Never Say Die
Mooncry
Heroes Don’t Complain
The Truffle Shuffle Army: Bizardly Bizarre
Aces High (Iron Maiden cover)
I Have The Key
Heavy Metal Dreamers

Rimaniamo in ambito power metal con i grandiosi Drakkar, che senza indugi impugnano gli strumenti esordiscono con “Black Sails”, tratta dal nuovo EP “Cold Winter’s Night”, uscito l’anno scorso, dando ai presenti sempre più numerosi un’ulteriore scossa. Sulla breccia dal 1995, hanno all’attivo cinque album, i quali non vengono omaggiati tutti visto il tempo ristretto a loro disposizione, ma i pezzi proposti sono tutti di grande impatto. Il loro sound è tecnicamente più articolato, grazie al notevole lavoro di Dario Beretta e Marco Rusconi che si destreggiano tra riff e assoli. Dario è l’unico membro originale, infatti dalla nascita a oggi hanno cambiato vari componenti, ma con il procedere dell’esibizione si nota comunque un buon affiatamento. Tornando al sound, Simone Pesenti Gritti al basso getta delle solide fondamenta, su cui si appoggia Daniele Ferru sferrando colpi di batteria a tutto spiano, mentre il tastierista Emanuele Laghi arricchisce di melodie dando un netto tocco symphonic. Gli ingranaggi di questa macchina sono ben oliati, Dave Dell’Orto è sempre sul pezzo mantenendo le redini con la sua voce graffiante, mentre il pubblico li acclama apprezzando anche gli inediti “Chaos Lord” e “Nebula”, che fanno ben pensare ad un nuovo disco in cantiere. Infine, con “Dragonheart” terminano un’esibizione molto agguerrita, e possono ritirarsi a testa alta dopo aver preparato i presenti a quelle che saranno le due ultime attesissime band.

Setlist:
Black Sails
Chaos Lord
Pure Of Heart
Nebula
Revenge Is Done
We Ride
Run With The Wolf
Invincible
Dragonheart

Sino ad ora il festival è proseguito alla grande, con un’affluenza sempre maggiore, e non poteva essere altrimenti visto lo spazio dedicato a una band che non ha bisogno di presentazioni: i mitici Domine, paladini del power-epic metal italiano che stasera hanno in serbo una vera perla, in quanto celebreranno il ventennale della pietra miliare “Dragonlord (Tales Of The Noble Steel)”. Parte l’intro “Anthem (A Declaration Of War)”, e immediatamente Morby e soci vengono accolti con immenso calore, per poi partire all’attacco con “Thunderstorm”, il cui acuto iniziale è sufficiente a spiazzare la platea. I fans vanno subito in delirio e l’entusiasmo non accennerà mai a diminuire, la macchina del tempo si è messa in moto riportandoli al 1999, mentre il sottoscritto ha preferito fermarsi al 2000 per rivivere la loro esibizione al Gods Of Metal, assolutamente da brividi, prima volta in cui li vidi e posso confermare che la voce di Morby è fiammeggiante come allora! Inutile dire che dal vivo sono sempre una garanzia, dalle sei corde di Enrico Paoli dilagano una miriade di riff e assoli micidiali, affiancati dalle durissime note di Riccardo Paoli al basso, mentre dietro alle pelli Stefano Bonini mette il turbo picchiando senza tregua. Ne risulta un super concentrato power metal, al quale si aggiungono le atmosfere epiche scaturite dalle agili mani di Riccardo Iacono alla tastiera. Il tutto è coronato dall’ugola d’acciaio di Mr. Morby, che tiene in pugno la folla trafiggendo i timpani con la sua infinita estensione e i suoi incredibili acuti, oltre a una notevole interazione anche se non necessaria, dal momento che l’intero locale canta a squarciagola con grande entusiasmo, innalzando dopo ogni pezzo cori da stadio. Oltre ai pezzi di “Dragonlord”, i Nostri eseguono “The Hurricane Master”, “True Believer” e “The Ride Of The Valkyries”, per coi concludere l’esibizione con il loro inno per eccellenza: “Defenders”. Non ci sono parole, i cinque toscani con un netto colpo di spada hanno battezzato lo Slaughter Club, lasciando un segno indelebile nei cuori dei fans che sommergono i loro beniamini di urla e applausi, ringraziando di cuore i Domine lasciano trionfalmente il palco ai tanto attesi headliner.

Setlist:
Anthem (A Declaration Of War)
Thunderstorm
The Hurricane Master
Last Of The Dragonlords (Lord Elric’s Imperial March)
The Battle For The Great Silver Sword
The Ship Of The Lost Souls
True Believer
Uriel, The Flame Of God
Dragonlord (The Great master Of The Mightiest Beasts)
The Ride Of The Valkyries
Defenders

Dopo tutte queste esibizioni che hanno fatto progressivamente crescere il calibro del festival, siamo giunti al culmine con l’arrivo della band che avrà l’onore di chiudere la serata. La loro storia è iniziata nel 1977, un passato burrascoso alle spalle con tragiche perdite, ma tutto ciò non li ha fermati e sono ancora qui a tenere alto il nome dell’heavy metal, signori e signori diamo il benvenuto alla leggendaria Strana Officina. Capitanati dall’inossidabile Daniele “Bud” Ancillotti, si stagliano sul palco accolti da un’ovazione. Purtroppo devo far presente che il bassista Enzo Mascolo non ha potuto presenziare, dato che ha subito il lutto della madre, in sostituzione è stato chiamato Denis Chimenti. I nostri per l’occasione festeggiano il trentennale del loro primo disco, “Rock & Roll Prisoners”, indiscusso capolavoro heavy metal datato 1979, e dopo un rapido saluto irrompono con “King Troll” scatenando i numerosi fans. Improvvisamente i metallari vecchio stampo ritornano ventenni, cantando all’unisono cavalli di battaglia come “Kiss Of Death” e “Burning Wings”, giusto per citarne alcuni, essendo ogni canzone un successo garantito, come le immancabili “Non Sei Normale” e “Viaggio in Inghilterra”. La travolgente energia dei fratelli Cappanera contagia l’intero locale, l’headbanging e il pogo sono fomentati dalle scariche di dinamite accese dalla chitarra di Dario in un turbine di roventi riff e assoli fulminanti, mentre un’ulteriore spinta è data da Rolando alla batteria, un vero e proprio terremoto senza controllo. Buon sangue non mente, hanno ereditato la stessa attitudine, la passione e la tenacia dei compianti e mai dimenticati Fabio e Roberto Cappanera e Marcello Masi, ricordati da Bud in un momento molto toccante. La mancanza di Enzo si sente sia a livello affettivo che scenico, ma tecnicamente Denis si rivela un buon sostituto dato che con la chitarra si cimenta nelle parti di basso. I livornesi detengono sempre una tenuta di palco invidiabile, si sostengono a vicenda e non perdono mai il contato con i fans sempre più in delirio, grazie anche alla carisma del massiccio Bud, perno centrale che irrobustisce il sound con voce tagliente, che si ammorbidisce solo con “Black Moon” e “Autostrada dei Sogni”. Non dimentichiamo che quest’anno hanno pubblicato la quarta fatica “Low Of The Jungle”, dalla quale estraggono la title track, “Il Buio Dentro” e, come chiusura, una canzone da prendere come un ordine: “Difendi La Fede”. Una pioggia di applausi cade sulla band mentre si eleva per la centesima volta il coro in loro onore, Bud e compagni salutano e ringraziano di cuore, ritirandosi vittoriosi per il clamoroso successo di un’esibizione straordinaria, che segna la fine della prima edizione del Loud And Proud Fest 2019.

Dopo aver assistito alle ottime performance di tutte le band partecipanti, dagli emergenti Chaos Factory, Aether Void e Skeletoon, agli storici Drakkar, Domine e Strana Officina, posso confermare che uno dopo l’altro hanno messo assieme tasselli di tenacia, passione, sangue, sudore, attitudine e umiltà componendo un meraviglioso mosaico heavy metal made in Italy di cui dobbiamo esserne fieri. Sinceri complimenti a tutti! Un particolare ringraziamento alla Truck me Hard, per il grande impegno dimostrato nell’organizzazione di questo magnifico festival, con l’aiuto dell’efficiente staff dello Slaughter Club sempre pronto a tutto. Speriamo vivamente che questa sia la prima edizione di una lunga serie, un punto focale per il popolo metallaro orgoglioso e rumoroso. Alla prossima!

Setlist:
King Troll
Profumo di Puttana
Rock’N’Roll Prisoners
Kiss Of Death
Falling Star
Vai Vai (Don’t Cry)
Black Moon
Burning Wings
Law Of The Jungle
Il Buio Dentro
Non Sei Normale
Autostrada Dei Sogni
Viaggio in Inghilterra
Difendi La Fede

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