OZZY OSBOURNE + AVENGED SEVENFOLD + JUDAS PRIEST @ Firenze Rocks, Giorno 4 – 17/06/18

by Riccardo Basso

Dopo i primi tre giorni di manifestazione che hanno visto alternarsi sulla scena Foo Fighters, Guns’n Roses e Iron Maiden, arriviamo al quarto e ultimo giorno del Firenze Rocks. Sul palco sono previsti Amphitrium, Tremonti, Judas Priest, Avenged Sevenfold e Ozzy Osbourne. Il Principe delle Tenebre sta infatti tenendo il suo ultimo tour prima di salutare i palchi in maniera definitiva (?). L’affluenza è più o meno la stessa dei Maiden ma, a differenza del giorno precedente, è presente una fanbase più giovane dovuta probabilmente alla presenza dei Sevenfold. Chi scrive non nega di avere avuto più di qualche dubbio su come si sarebbe potuto svolgere il concerto della band americana, ma ne parleremo meglio più avanti… Via alle danze!

AMPHITRIUM

Tocca agli svizzeri Amphitrium aprire il quarto e ultimo giorno di festival. La band si esibisce per trenta minuti sotto un solo cocente e davanti a un pit quasi vuoto, dopotutto sono solo le 15 quando i Nostri salgono sul palco. Il gruppo delizia le orecchie dei presenti con un death metal dalle tinte melodiche e con sfumature black, prendendosi pochissime pause e proseguendo dritto per la sua strada. Il pubblico comunque sembra gradire la proposta dei ticinesi e ricambia con applausi e corna al cielo. Sia chiaro, gli Amphitrium non propongono nulla di innovativo, ma si sono rivelati un ottima band per iniziare la giornata e svegliare il pubblico provato dalla stanchezza e dal caldo.

TREMONTI

Il festival entra nel vivo con la performance dei Tremonti, progetto solista del chitarrista dei celebri Alter Bridge che attivo da qualche anno. L’artista americano ha infatti già quattro album all’attivo di cui l’ultimo, “A Dying Machine“, uscito a inizio giugno via Napalm Records. Se gli Amphitrium avevano svegliato il pubblico, Tremonti ha il merito di farlo ricadere nel sonno: la miscela di rock e metal radiofonici, infatti, non brilla per originalità e risulta una versione all’acqua di rose dei Metallica con però un decimo dell’intensità dei Four Horsemen. Una parte del pubblico apprezza comunque l’esibizione del chitarrista americano, ma, per chi scrive, il concerto è stato abbastanza duro da digerire proprio a causa della mancanza di originalità e carisma.

Setlist:

1. Bringer of War
2. Another Heart
3. Cauterize
4. My Last Mistake
5. Betray Me
6. Flying Monkeys
7. A Dying Machine
8. Wish You Well

JUDAS PRIEST

Dopo i Tremonti è il turno dei leggendari Judas Priest freschi della pubblicazione dell’ottimo “Firepower“. La band guidata dal Metal God Rob Halford è una delle più attese della giornat,a visto che i britannici non passano nel Belpaese da qualche anno. Molti hanno criticato la posizione della band nel bill, poiché si ritrova ad “aprire” per gli Avenged Sevenfold: non dimentichiamoci però che le line-up sono fatte in base all’affluenza e non in base all’età (anche perché sarebbe altrimenti un bel problema) e non dimentichiamo che la band stessa ha accettato di suonare alle 17:30. Il pubblico si fa comunque più numeroso e il pit inizia ad essere affollato quando entra in scena il Prete di Giuda, che inizia con la titletrack del nuovo disco scatenando fin da subito i presenti. Da lodare il coraggio di Halford di presentarsi sul palco con chili di pelle, borchie e catene nonostante il caldo. I suoni sono abbastanza buoni e i Nostri proseguono con brani storici come “Grinder” e brani più recenti come “Lighting Strike“. Per quanto bene si possa volere ad Halford e soci, non si può non notare che più la setlist prosegue e più i Nostri si spengono: sarà il caldo, sarà l’orario, sarà il minutaggio, ma il quintetto arriva agli ultimi brani veramente stanco. A ravvivare un pochino la band ci pensa “Hell Bent For Leather“, durante la quale un Halford momentaneamente rinato torna sul palco in sella a una moto. Dopo il brano, la band lascia Scott Travis a introdurre il pezzo seguente ovvero “Painkiller“, scatenando un boato tra il pubblico. La band sembra recuperare un pochina di energia e Rob sfodera una prestazione vocale veramente degna di nota. Arriva il momento dei saluti e sembra che i musicisti si preparino al bis, anche perché dovrebbe esserci ancora tempo, ma a questo punto succede l’inaspettato: i tecnici iniziano a smontare il palco e ciò scatena la rabbia dei presenti che non capiscono se fosse una cosa prevista o meno. Quella dei Judas Priest, insomma, è stata un’esibizione tra luci e ombre che getta qualche dubbio sull’effettivo stato di salute della storica band britannica.

Setlist:

1. Firepower
2. Grinder
3. Sinner
4. Lightning Strike
5. Bloodstone
6. Turbo Lover
7. Tyrant
8. Freewheel Burning
9. You’ve Got Another Thing Comin’
10 Hell Bent For Leather
11. Painkiller

AVENGED SEVENFOLD

Arriva il turno della band più criticata dell’intero festival, gli Avenged Sevenfold. La band californiana si porta dietro da parecchi anni una scia di disprezzo da parte della fetta più intransigente dei metallari per motivi sconosciuti visto che, a conti fatti, i Nostri sono una delle band più grosse in circolazione e live sono parecchio divertenti. Per il concerto la band ha portato la scenografia al completo con schermi e fiamme che forniscono un valido supporto per il concerto. L’esibizione si apre con “The Stage” e il gruppo viene accolto tra gli applausi (e qualche fischio) dei numerosi fan. I Sevenfold il rispetto del pubblico se lo sono guadagnato sul palco: la formazione californiana, infatti, decide di fare una partenza a mille per poi lasciare spazio a Synyster Gates che con le sue prodezze con la sei corde fa impazzire i presenti. Si potrà dire tutto degli Avenged Sevenfold, ma non che non sanno tenere il palco. A metà concerto parte anche un video registrato con un’intervista allo storico batterista della band, The Rev, deceduto qualche anno fa. La clip introduce “So Far Away“, ballad dedicata al defunto amico e molto sentita dai fan della band e dai musicisti stessi, prima di concludere con “Shepherd Of Fire” e con la classica “Unholy Confessions“, durante la quale la band ottiene anche un circle-pit. Gli americani si sono trovati in una posizione difficile in quanto schiacciati tra due colossi come Judas Priest e Ozzy Osbourne, ma nonostante ciò il gruppo non si è scoraggiato, e un’esibizione iniziata con qualche fischio è finita con molti più applausi del previsto.

Setlist:

1. The Stage
2. Afterlife
3. Hail To The King
4. Welcome To The Family
5. God Damn
6. Buried Alive
7. So Far Away
8. Nightmare
9. Bat Country
10. Shepherd Of Fire
11. Unholy Confessions

OZZY OSBOURNE

Alle 21.15, con un filmato che vuole ripercorrerne la vita, inizia il concerto più atteso della giornata, ovvero quello di Ozzy Osbourne. Il Principe delle Tenebre è nel mezzo del suo tour d’addio battezzato “No More Tours Pt.2” che per l’occasione ha visto anche il rientro in formazione di Zakk Wylde. Sulle note di “Bark At The Moon“, Ozzy sale sul palco e fin dalle prime battute si può percepire quanto si diverta quest’uomo dal vivo: tutto il concerto a incitare il pubblico battendo le mani, prendendosi più di qualche stacco tra un pezzo e l’altro per dialogare con i fan accorsi da tutta Italia per il concerto. Durante l’esibizione c’è spazio anche per il repertorio dei Black Sabbath, con “Fairies Wear Boots“, “War Pigs” e “Paranoid“. Una menzione d’onore va fatta a Wylde, leader dei Black Label Society e un animale da palcoscenico che con i suoi assoli prolungati permette anche a Ozzy di rifiatare. Dopo “War Pigs” l’istrionico cantante abbandona il palco per dare spazio a un medley strumentale dove a farla da padrone sono proprio Zakk, che si lancia in un assolo infinito in mezzo al pubblico, e Tommy Clufetos dietro le pelli che si esibisce in un solo di batteria veramente spettacolare. Tempo quindi per Osbourne di tornare sul palco in forma perfetta e dopo una “Crazy Train” accolta con un boato del pubblico, tocca a “Mama I’m Coming Home” e la già citata “Paranoid” chiudere un esibizione veramente divertente. Ozzy probabilmente non avrà più la voce di trent’anni fa, ma il carisma non gli manca e questo aiuta senza dubbio a passare oltre certi limiti del musicista inglese. A testimonianza di ciò, a fine concerto si vedono solo persone soddisfatte per l’esibizione a cui hanno assistito.

Setlist:

1. Bark At The Moon
2. Mr. Crowley
3. I Don’t Know
4. Suicide Solution
5. No More Tears
6. Road To Nowhere
7. War Pigs
8. Strumentale
9. I Don’t Want To Change The World
10. Shot In The Dark
11. Crazy Train
12. Mama, I’m Coming Home
13. Paranoid

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