ANGRY NATION – The Fail Decade

by Luca Gazzola

Gli Angry Nation sono una band provenient dalla bassa Austria, formata da dei veterani in campo musicale ma nata da poco tempo, infatti questo album è quello di debutto. Si autodefiniscono thrash metal, ma hanno poco a che fare con gruppi più famosi quali Slayer e Metallica: le canzoni sono sviluppate in maniere particolare, aggiungendo parti di orchestra e puntando a incastrarle con parti più pesanti del thrash, con risultati accettabili. La voce in growl, più consona al black metal, dà uno stacco dalle chitarre che non lesinano melodie e riff orecchiabili con il sound in alcuni casi simile a quello di Kirk Hammett, ma di effetti wah non vi è traccia. In conclusione trattasi di un album di 55:43 minuti divisi in 11 pezzi con una durata che si aggira quindi tra i 2 e i 6 minuti.

Tra le canzoni rilevanti:

  • The Fail Decade: terza canzone dell’album. Intro orecchiabile, riff scatenato, ritornello buono, primo ritornello che sembra venire dall’heavy metal più semplice, il secondo veramente orecchiabile anche se tranquillo. Pecca veramente rimproverabile è la voce che in alcuni punti stona troppo e si sforza parecchio per mantenere il tono.
  • Nemesis Illuminatia: quinto pezzo dell’album. Canzone unica, una miscela di suoni di generi differenti condensati in quasi sei minuti quali pianoforte, violini, campane e cori in stile gregoriano, il tutto immerso in un ritmo vivace dando in alcuni punti una traccia  medievale come intervallo a riff più moderni.
  • In The Name Of The Race: nona canzone. Intro in tapping e doppio pedale, poi caricamento e botta scatenata. A differenza delle altre usa meno strumenti ma rende comunque bene, sforando dal thrash e aggiungendo parti che non stonerebbero nel death intervallati da riff orecchiabili, mentre l’assolo non riesce a sbocciare in pieno.

Riassumendo in poche righe è un album un po’ monco: non manca la varietà delle canzoni e il mixaggio non è male, ma trasmette poche emozioni e non ti lascia qualcosa dentro dopo che le hai ascoltate che ti spinga a  risentire l’album di nuovo. Alcune canzoni sono buone, altre cominciano bene per poi perdere smalto, altre non rendono proprio. Vale la pena sentire l’inizio, le tre canzoni rilevanti e trascurare il finale.

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