ANY GIVEN DAY – Overpower

by Luca Gazzola

Gli Any Given Day sono un gruppo metalcore tedesco recente, nato nel 2012. Hanno esordito nel 2014 con l’album “My Longest Way Home”, che ha riscosso un buon successo catapultando il gruppo alla notorietà, consolidata nel 2016 con l’uscita di “Everlasting”. In seguito a tour internazionali con gruppi del calibro di Trivium e Bury Tomorrow hanno lavorato a “Overpower“, pubblicato per Arising Empire, di cui alcuni singoli sono già in circolazione e hanno riscosso una critica positiva da parte dei fan. È una miscela molto orecchiabile di metalcore e melodic metal, con una batteria pestata e ritmata, un basso in secondo piano ma comunque di spessore, chitarre onnipresenti con una distorsione ricorrente nel genere e una voce che passa dal pulito a un growl che ricorda vagamente quello di Ivan Moody dei Five Finger Death Punch. Altre similitudini si possono riscontrare nella struttura e sonorità dei brani, in cui la componente leggera e pesante coesistono bene, in una maniera un po’ più equilibrata verso la prima rispetto a gruppi come i While She Sleeps.

L’album è composto da 11 canzoni della durata che va dai 3 minuti ai 5 scarsi, per una lunghezza complessiva di 42 minuti che volano senza nemmeno accorgersene, in maniera omogenea salvo un calo verso la fine a causa della componente melodica.

Tra le canzoni rilevanti:

  • Start Over: primo pezzo. Un inizio davvero con i fiocchi, scatenato e ritmato quanto melodico, con riff e assoli ben piazzati. Il pezzo più lungo. A parte la pausa verso il finale, tiene costantemente un ritmo alto. Un pezzo notevole, con una struttura non eccessivamente complessa ma curata su tutti gli aspetti.
  • Savior: terza canzone dell’album. Pubblicato lo scorso anno, su Spotify e Youtube supera i 1,8 milioni di ascolti, e non si stenta a capire il perché. Inizio in grande stile e riff pesanti e pestati mostrando il lato metalcore, mentre nel ritornello è la voce in pulito la vera protagonista. Ogni componente riesce a dare prova di una buona tecnica e composizione, e riassume le potenzialità del gruppo molto bene.
  • Never Surrender: undicesimo pezzo. Parlando di calo finale indubbiamente si pensa a questa canzone. Se su un metro si mettessero alle estremità While She Sleeps e Five Finger Death Punch, questo pezzo ricadrebbe molto vicino a questi ultimi come stile e suoni, ma si percepisce comunque una nota personale nelle melodie scelte.

Rispetto agli album precedenti la componente metalcore è stata ridotta per favorire la parte melodica che era già presente fin dall’inizio. I riff si sono un po’ raffinati e ampliati come note, e hanno puntato a qualcosa di più semplice invece che sincopato e ritmato. Rimane un valido album, che va liscio come l’olio e senza intoppi dall’inizio alla fine, senza cose straordinarie dal punto di vista tecnico ma che fanno presa con facilità.

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