ASIDIE – Behind

by Giuseppe Turchi

Gli ASIDIE nascono come progetto studio nel 2013 per volere del bassista Gianluca “Pizzu” Pizzamiglio e dal chitarrista Ivan Belisardi (Smokin’ Valves, Ironcross, Bolthorn), entrambi impegnati nei Dream’s Echo. I due lavorano per più di un anno alla composizione dei primi pezzi, dopodiché un secondo chitarrista, Roberto Amoruso (Angerfish, Bolthorn) si unisce al gruppo contribuendo in modo sostanziale alla stesura di un intero full-length. In ultimo arrivano a completare la line-up il cantante Valerio Voliani (Diesanera, Absolute Priority, ex-Disbeliever) e Giulio Capone (Bejelit, ex-Temperance) alle pelli.

Behind” è l’album di esordio degli ASIDIE, in uscita a marzo per Thy Bare Tree, e ci propone un gothic doom metal melodico le cui influenze si possono rintracciare in gruppi come Paradise Lost, My Dying Bride, Swallow The Sun, Novembers Doom e i primissimi Poisonblack. Il disco apre con “Black Soul“, traccia che attacca con chitarre pesanti accompagnate da un lieve tappeto di synth. Il primo impatto non è particolarmente coinvolgente, finché non si arriva a un intermezzo di sole chitarre clean a cui segue un’ottima strofa accompagnata da note secche e massicce in distorto. La voce di Valerio culla l’ascoltatore con un timbro quasi teatrale dal quale già si intuiscono grandi doti interpretative. Molto bello anche il bridge, il quale ben si presta a essere cantato da un eventuale pubblico, mentre a mio avviso si perde pressione col ritornello, forse per i versi lunghi e non proprio accattivanti. Sul finale, un lento arpeggio distorto e un cantato litanico segnano il punto più alto del pezzo, a conferma che è nei momenti in cui la sezione ritmica procede torpida e pesante che il brano riesce a esprimersi al meglio.

Se la opener ci lascia soddisfatti a metà, “Under The Snow” s’impone invece da subito come la hit dell’album. Inizio sull’orlo del symphonic, voce poliedrica dall’impostazione heavy (tanto che Valerio in certi punti esibisce un pathos che rimanda nientemeno che a Ronnie James Dio), ritornello trascinante e uno stacco dove di nuovo s’incardina un mantra ipnotico sono gli elementi che compongono una perla degna del primo posto nelle classifiche internazionali. Da segnalare anche la scelta lessicale nel ritornello. Qui infatti Valerio canta a timbro duro “Forgive everything you know”, connotando il testo con un concetto molto più pregno a livello psicologico del semplice “forget” che la frase sembra di per sé chiamare. Insomma, un pezzo indovinato praticamente in tutto a cui segue un’altra piccola rivelazione: “After The Storm“. Quest’ultima non avrà una linea vocale catchy come la precedente, ma fa dell’eleganza il suo punto di forza. I ritmi sono quelli propri del doom, innestati su un arpeggio in pulito e note lunghe, con l’aggiunta di un feat. di tutto rispetto: Chiara Tricarico (Teodasia, ex-Temperance). Sebbene le armonizzazioni non siano sempre limpide, qui il duetto riesce a tessere un’atmosfera sublime che si mantiene costante per tutta la durata del brano, complice il sapiente dosaggio di distorsioni e parti acustiche.

Smile For Me” è animata da una matrice fortemente goth in cui a spiccare è la supplica magistralmente interpretata da Valerio nel ritornello:

Smile for me, my beautiful queen
Smile to give me strength
to live my life

Chiude l’album “Cold Rain“, canzone che si appoggia al bagaglio culturale del goth rock (qualcuno potrebbe sentire delle vaghe assonanze con gli H.I.M.), anche se, personalmente, non l’ho trovata di particolare impatto ed è quella che ho meno gradito della cinquina.

Nel complesso, con “Behind” gli ASIDIE propongono un prodotto davvero notevole, merito di un songwriting solido e di una voce di altissimo profilo. L’interpretazione di Valerio, che si giostra su tre timbri differenti, è senza dubbio la punta di diamante del progetto, il grande valore aggiunto che rende speciali queste cinque tracce. Cinque tracce di cui, è bene ricordarlo, una è una hit assoluta e l’altra le si avvicina. A questo punto, la domanda che mi sorge spontanea è: “Cosa sarebbero diventate queste canzoni se la band avesse avuto a disposizione i mezzi di produzione delle grandi etichette?”. Perchè sebbene il lavoro del Music Ink sia tutto sommato buono, emergono alcune lacune (armonizzazioni, suoni campionati e parti soliste in primis) tolte le quali il gruppo avrebbe eguagliato il livello dei nomi più blasonati. Ciò non toglie che quello degli ASIDIE sia un bellissimo esordio da tenere sotto stretta osservazione. Se non mi credete, guardate il video qui sotto e giudicate voi stessi.

 

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