BLACK TUSK – T.C.B.T.

by Tancredi Cassina

T.C.B.T.” entra prepotentemente nella categoria “amore a primo ascolto”: i Black Tusk si sono superati mettendo in questo album quel di più che fa la differenza fra un bel disco e un autentico capolavoro.

L’eterogeneità e l’affiorare di diverse influenze rendono “T.C.B.T.” un disco veramente particolare e d’impatto, che ha la caratteristica di crescere ed aprirsi con il passare degli ascolti; andando dal proporre un disco potentissimo al proporre un disco sempre potentissimo ma che lascia emergere delle soluzioni e degli arrangiamenti geniali, con dettagli e finiture di elevato livello, in totale contrasto con la crudeltà proposta dalla band.

Il nuovo nato di casa Black Tusk inizia con un parlato intenso e intrigante, sfociando in una aggressione totale, figlia di violenza cieca e gomitate nel mosh pit e da “Closed Eyes” prosegue miscelando ed alternando sonorità crust, grind ‘n’ roll, sludge, hardcore e virando saltuariamente su sonorità psichedeliche-etniche (bellissimo il sitar che fa capolino qui e là), stoner e anche surf rock. Come sulla bellissima e inusuale “Scalped“, che di tutto l’album è sicuramente quella che spicca in quanto originalità e azzardo compositivo; che con i suoi organi vivissimi e suoni aperti e ariosi trascina l’ascoltatore nel mood generale del disco, sicuramente un azzardo ma con una grandissima resa.

Un lato sorprendente di questo “T.C.B.T.” è la longevità: l’incastro e la dinamica di composizione, esecuzione e produzione rendono quasi intossicante il disco, che vola senza mai annoiare o stufare, complici anche i picchi di sperimentazione sopra citati.

Un enorme plauso va alla produzione, che gioca un ruolo fondamentale nell’esperienza generale, con suoni adatti al genere, enormi, marci e violenti (come si può sentire vividamente nell’intro di brani come “Ill At Ease“) ma sempre perfettamente bilanciati e ponderati, capaci di lasciare il dovuto spazio ad ogni sfaccettatura e dettaglio della composizione, nonostante i suoni non propriamente ortodossi e altamente peculiari.

Tirando le somme, sento di poter definire “T.C.B.T.” il miglior disco che la formazione americana abbia mai prodotto: un disco completo e interessante sotto qualsiasi aspetto lo si guardi, degno della mia personale top ten del 2018.

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