CANTICUM DIABOLI – De Flammis et Dei Ruina

by Riccardo Basso

I Canticum Diaboli sono un gruppo italiano dedito a un black metal di stampo tradizionale con qualche spunto melodico e testi cantati rigorosamente in italiano. La band è attiva dal 2014, ma solo nel 2019 è riuscita a pubblicare il primo full length, ovvero “De Flammis et Dei Ruina“. Musicalmente parlando, i Nostri non mettono nulla di nuovo sotto il sole, ciò che invece colpisce fin da subito è la cura per l’artwork e il concept del disco.

L’album infatti trasporta l’ascoltatore in un Medioevo sull’orlo dell’apocalisse dove i morti tornano in vita e dove la luce di Dio viene meno. Dopo una breve intro, a dare fuoco alle polveri ci pensa “Dies Irae“, pezzo diretto e senza fronzoli dove a farla da padrone sono l’epicità dei riff e lo screaming di Cernunnos. I vari brani non presentano particolari sorprese dal punto di vista compositivo, ma visto il genere proposto dai Canticum Diaboli non poteva essere altrimenti, per questo motivo un brano come “Misantropia” è una boccata di aria fresca nell’inferno sonoro proposto dalla band. Il pezzo in questione infatti altro non è che un dialogo tra un eretico (Haereticus) e un fedele (Fidelis) che si trasforma poi in un pezzo più canonico guidato dallo scream del vocalist. Si tratta anche dell’episodio migliore del lotto a detta di chi scrive. A seguire troviamo “Alba Nera“, pezzo rabbioso di stampo scandinavo dove spicca è il drumming forsennato di Impudicus. Il disco si chiude con “Laus Ultima“, che è anche il vero punto debole dell’intero album. Si tratta infatti di un brano che funge anche da “outro” con un minutaggio elevato (circa otto minuti) che poteva tranquillamente essere dimezzato e che risulta quindi abbastanza indigesto verso la fine.

Questa prima fatica dei Canticum Diaboli è comunque positiva, la band ha investito molto nel disco e ciò lo si percepisce anche solo sfogliando il libretto. La produzione poi risulta moderna, ma mai troppo pulita come è giusto che sia visto il genere proposto. Ovviamente, concept a parte, il disco non brilla per l’originalità sebbene i Nostri abbiano provato a svecchiare un minimo la formula standard del black metal con qualche inserto melodico e alcuni riff più moderni: emblematica è “Tempesta” dove i riff iniziali sono un insieme di Satyricon, Slayer e Lamb Of God. Se siete alla ricerca di black metal blasfemo e senza compromessi questo “De Flammis et Dei Ruina” fa al caso vostro, se invece cercate un modo più soft di iniziare il nuovo anno vi conviene passare oltre.

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