CELLAR DARLING – This Is The Sound

by Dario De Marco

I CELLAR DARLING sono un trio svizzero formato da Anna Murphy (voce, ghironda e diversi strumenti), Ivo Henzi (chitarra e basso) e Merlin Sutter (batteria) che trova le proprie radici nell’estate del 2016, in seguito alla scissione degli ELUVEITIE dovuta a dissapori interni che hanno portato all’allontanamento del batterista Merlin Sutter. A causa di ciò anche Anna e Ivo lasciano la band, con la quale vantano un’esperienza ormai decennale, e assieme a Merlin decidono di continuare il viaggio musicale sotto il nome CELLAR DARLING. I tre ragazzi passano così l’estate a lavorare intensamente sui nuovi brani e rilasciano il singolo “Challenge” nel settembre del 2016, ottenendo un buon successo. Firmato nel gennaio 2017 il contratto con la Nuclear Blast, completano le registrazioni del loro album di debutto “This Is The Sound” presso i New Sound Studio insieme al produttore Tommy Vetterelli, già collaboratore con Coroner ed Eluveitie, e fissano la pubblicazione per il prossimo 30 giugno 2017.

Quando mi sono ritrovato di fronte a questo “This Is The Sound” ho subito capito che sono necessari diversi ascolti prima di comprenderlo bene, e il titolo rappresenta proprio la volontà della band di cimentarsi in un nuovo progetto di sperimentazione in chiave moderna, non facile da definire poichè raggruppa diversi elementi sonori in cui gli Ex-ELUVEITIE si distaccano quasi totalmente dal vecchio stile. I CELLAR DARLING si definiscono dei “narratori” che attraverso il mondo della musica risvegliano lo spirito di storie popolari raccontate dai propri antenati, i drammi dell’amore, della guerra, della povertà e le avventure dello spirito umano con tutti i suoi misteri e le emozioni più intense. Dal punto di vista compositivo vi sono diversi punti di forza dell’album, dove il chitarrista Ivo Henzi rappresenta la parte più pesante del sound, con dei riff corposi, distorti e potenti che si contrappongono agli elementi più raffinati rappresentati dall’hurdy-gurdy di Anna, adesso strumento dominante che dà ampio spazio alle melodie e ai tecnicismi, il tutto accompagnato perfettamente dal potente e allo stesso tempo delicato drumming di Merlin Sutter. Ma l’altra grande qualità del disco è rappresentata dalla voce limpida e cristallina di Anna Murphy, divenuta a mio avviso una delle vocalist femminili più talentuose dell’intero panorama, a cominciare dal fatto che presenta uno stile che con il tempo si è personalizzato sempre di più con un timbro, che anche se in parte richiama quello di Anneke Van Giersbergen (ex The Gathering) risulta riconoscibilissimo ed è in grado di variare da un cantato più delicato a note molto alte interpretando ogni brano in maniera eccellente ed emotiva.

Parlando delle tracce, il disco si apre con “Avalanche“, brano un po’ mistico e spirituale con un ritornello ripetuto in maniera quasi ossessiva; si prosegue con “Black Moon“, altro pezzo potente dai tratti folkloristici dove i riff pesanti di chitarra e le melodie dell’hurdy-gurdy si abbracciano alla perfezione. “Challenge” a mio avviso è invece il punto più debole dell’album, l’intro con la ghironda è melodico e convincente ma poi si perde in ritornelli non del tutto azzeccati. “Hullabaloo” è uno dei pezzi più aggressivi del disco, dove gli shreddings di Ivo giocano un ruolo fondamentale, ma anche qui si tende a perdere mordente. Arriviamo invece al brano più azzeccato, il capolavoro di tutto l’album, ovvero l’emozionante “Six Days“, con la voce di Anna che raggiunge livelli davvero magistrali, melodie classicheggianti date dal flauto traverso e sfumature progressive che in parte ricordano vagamente i primi Genesis: un pezzo davvero completo. “The Hermit” è un altro pezzo piuttosto energico che accelera il ritmo e trova il suo punto di forza sugli acuti di Anna. L’arpeggiante “Water“, breve ma intensa, presenta buoni elementi classici. “Fire, Wind & Heart” è un altro brano energico ricco di riff che elevano ancora di più i ritmi complessivi dell’album. “Rebels” e “Under The Oak Tree” sono brani Alternative/Folk Rock dove la voce di Anna diventa più riflessiva e malinconica. Proseguiamo poi con “High Above These Crowns“, breve e rilassante, seguito da “Strarcrusher” in cui prevalgono i tecnicismi chitarristici e della ghironda. Concludiamo il disco con “Hedonia“, un brano folkloristico dove ancora una volta la ghironda gioca il ruolo principale, e con la malinconica “Redemption” dove Anna supera se stessa con melodie vocali davvero stupefacenti.

Posso dunque affermare senza dubbio che nel complesso l’album è davvero piacevole ed elaborato pur non essendo un capolavoro. Si tratta della buona prova di una band che si è data da fare, un disco che piacerà a chi ama la musica a 360 gradi. Un ultimo consiglio: non fermatevi al primo ascolto, perchè ci sono dei passaggi sonori interessanti che meritano davvero di essere approfonditi!

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