CORE OF CREATION – Optimal Configuration

by Giuseppe Turchi

I Core Of Creation nascono in Croazia nel 2012 da un’idea di Petar Škvorc (keyboards/vocals) e Matija Čić (guitar). Band che ha dovuto superare le difficoltà di continui cambi di line-up sino al 2015, riesce finalmente ad avviare le registrazioni a fine 2016, grazie anche all’ingresso della cantante Ines Siuc, e a pubblicare, il 20 agosto 2017, il primo EP “Optimal Configuration“. La copertina, che raffigura un cuore meccanico, offre un assaggio delle tematiche post-umaniste proposte dai masterminds Petar e Matija, così come il titolo che richiama una messa a punto della macchina biologica chiamata ‘uomo’.

Quello dei Core Of Creation è un Symphonic Metal di stampo tradizionale, i cui riferimenti principali possono essere Epica e Sirenia. L’EP viene introdotto da “Entropy of Life” un pezzo strumentale dal taglio cinematico, pomposo il giusto, che dà l’avvio a “The New Design“. Il brano parte con archi veloci e chitarre dal sound massiccio, i quali amalgamano melodie non particolarmente brillanti ma con un tiro discreto. Da subito, purtroppo, si nota un serio problema per quello che riguarda il comparto vocale, il quale risulta poco ispirato nella composizione e non sempre intonato. La traccia risulta nel complesso piuttosto ripetitiva e poco stimolante, sebbene si riesca a intuire che chi gestisce le tastiere sa il fatto suo.

Sin of the Flesh” inizia invece con un growl ben eseguito, il tutto perfettamente inserito nella tradizione degli Epica e dei Sirenia, mentre il pulito subentra a metà durata, confermando le criticità emerse in prima battuta. “The Omega Point” risalta per l’impegno profuso nelle orchestrazioni, le quali risultano più magnificenti del solito, ma sempre senza strafare, il che è certamente un pregio (si evidenziano tuttavia alcuni problemi di clipping nei cori e nell’assolo). Nel complesso, un pezzo di buon impatto, con un interessante piano in sottofondo che potrebbe diventare un tratto caratterizzante della band. “Moving Data“, infine, è il brano più caratteristico del lotto, seppur completamente strumentale. Il piano accompagnato da orchestrazioni riporta inevitabilmente alla mente le composizioni di Ludovico Einaudi, capaci di creare un’atmosfera gradevole e sognante.

Il tentativo dei Core Of Creation lascia intuire discrete potenzialità sul versante compositivo, tuttavia presenta punti deboli che devono essere assolutamente risolti, la voce su tutti. Resta da capire se quello di Ines sia un limite fisico, di mera estensione per intenderci, perché se così fosse i problemi potrebbero essere arginati integrando la composizione delle linee vocali sin da subito, e non alla fine del processo, come dichiarato da Petar e Matija. Noi di MetalPit facciamo i migliori auguri a questi ragazzi, complimentandoci comunque per il livello degli arrangiamenti nonostante si tratti di un disco autoprodotto.

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