DEVILMENT – II – The Mephisto Waltzes

by Riccardo Basso

I Devilment sono il progetto secondario di Dani Filth, già frontman dei vampiri inglesi Cradle Of Filth. Definire questo gruppo un semplice side project, però, è riduttivo perché la band in questione comunque si sta sforzando per ritagliarsi uno spazio nella scena metal europea facendo tour e producendo album con una certa rapidità.
Questa nuova fatica della band arriva due anni dopo il primo disco “The Great And Secret Show” e si dimostra molto più ispirata rispetto al debutto, che risultava a tratti noioso e senza pezzi veramente degni di nota. “II – The Mephisto Waltzes” beneficia probabilmente del feeling che si è venuto a creare con i musicisti grazie all’esperienza acquisita in questi anni e che ha senza dubbio giovato al songwriting, il quale risulta fresco e ci regala dei pezzi veramente degni di nota come “Hitchock Blonde” e “Full Dark, No Stars“. Quest’ultimo è probabilmente uno dei migliori pezzi dei Devilment:si tratta di una semi-ballad che ricorda i Cradle Of Filth del periodo di “Nymphetamine” e dove il valore aggiunto si rivela la tastierista Lauren Francis con le sue parti in clean. La voce femminile avrà grande importanza anche in altri pezzi del disco, come “Under The Thunder” o “Life Is What Keeps You From The Reaper“. L’album è comunque composto da una serie di brani immediati e dal sapore malinconico e decadente che non può non ricordare la band madre del vocalist inglese, tuttavia i Devilment si rivelano molto più heavy e meno ricercati dei vampiri britannici.
II – The Mephisto Waltzes” dunque è un buon disco che dona linfa vitale a una band che si candida a non rimanere un semplice progetto secondario, ma che anzi ha mire ambiziose come è giusto che sia. Il disco segna una netta maturazione rispetto al precedente lavoro e se si volesse trovarci un punto debole (oltre alla copertina abbastanza discutibile), quest’ultimo probabilmente sarebbe nel divario tra i pezzi citati sopra e il resto del disco. Nonostane tutti i brani siano dotati di un alone epico e decadente, alcuni di essi risultano ancora abbastanza anonimi, come “Shine On Sophie Moone” o l’opener “Judas Stein“. Questi ultimi, infatti, danno la sensazione di essere tutto fumo e niente arrosto. Concludendo, gli amanti delle sonorità gotiche o legate alla band principale di Dani apprezzeranno questo lavoro, anche se in alcuni punti si rivela ancora acerbo. Non resta che vedere se la prossima prova dei Devilment consacrerà la band tra le realtà più interessanti della scena o meno; la strada è comunque quella giusta.

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