FIEND – Onerous

by Francesca Pantano

I Fiend sono una band doom/stoner metal fondata nel 2005 in Francia dai musicisti Heitham Al Sayed e Michel Bassin, cui si sono aggiunti in seguito Nicolas Zivkovich e Renaud Lemaitre. Nel 2019 hanno pubblicato l’album “Onerous”, del quale, in realtà, era già stata rilasciata una prima versione nel 2013 ma, non avendo in quel periodo l’appoggio di un’etichetta discografica, la sua uscita fu manovrata dalla band stessa. Composto da 6 tracce, possiamo notare alcune influenze di gruppi pionieri del genere come gli ELECTRIC WIZARD e gli SLEEP: le accordature in tonalità molto basse e i ritmi lenti conferiscono, infatti, una buona reputazione al gruppo originario di Parigi che conserva tuttora questo inconfondibile e tradizionale stile.

Il disco si apre con “The Widow”, brano dalla durata di soli un minuto e 12 secondi che ci fa addentrare fin da subito nella sua essenza.  La mancanza della voce in questa introduzione ha lo scopo di suscitare nell’ascoltatore una spiccata curiosità per i successivi pezzi, che diverranno man mano sempre più accattivanti e orecchiabili procedendo nella loro esecuzione. Le sonorità che lo caratterizzano danno uno sguardo al passato, in particolare agli anni 90 e agli inizi del 2000, proponendo una sorta di nostalgia per gli anni d’oro del doom di quel periodo. Parte integrante del sound sono senza ombra di dubbio le pesanti distorsioni del basso che donano sostanza alle tracce, e le particolari vocals di Al-Sayed che si intrecciano ad una strumentale di buona esecuzione e progettazione.
Non mancano gli arpeggi in clean delle chitarre elettriche, che pur essendo in tonalità molto basse riescono a creare delle atmosfere tranquille in alcuni passi dell’album. Ma non è finita qui: il ruolo delle distorsioni coinvolgerà anche loro e assieme alle percussioni saranno grandi accompagnatrici di un lavoro basato interamente su un piano musicale originale e incentrato su temi di natura puramente immaginaria.
Brani come “The Broken Ships of Osiris“, “The Potion Part II” e “Boabdil” sono solo alcuni degli esempi capaci di descrivere la loro collocazione all’interno del disco e in questo contesto l’appoggio del chitarrista Bassin è essenziale per il suo sviluppo. Infatti, contribuisce ad evidenziare i suoni del basso di Zivkovich, facendo sì che entrambi abbiano una grande influenza per tutta la durata dell’album.
La batteria assume una spiccata importanza all’interno del disco per le fondamenta dei brani, offrendo un valido appoggio agli altri strumenti e capace di sostenere i loro tempi. Ciò conferisce alle tracce quelle fluidità che senza il talento del batterista Renaud Lemaitre i Fiend non avrebbero sicuramente raggiunto.

L’etichetta discografica della Deadlight Entertainment trae beneficio dalla band francese, che ha dato una svolta importante alla propria carriera. Si prospetta, infatti, un buon successo soprattutto fra gli amanti del genere o per chi è anche un po’ più nostalgico, diffondendo sempre di più il vero spirito dello stoner/doom metal. Un disco che di certo non può mancare nella vostra collezione.

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