FOLLOW THE CIPHER – Follow The Cipher

by Leonardo Cervio

“Cosa sto ascoltando, una versione dei Sabaton più Amaranthiana???”

Calmate i bollenti spiriti, trve-metaller-defenders of the Heavy Metal faith: vi vedo già lì pronti, pronti a scagliarvi contro l’ennesima band (apparentemente, sottolineerei) che si cimenta in sonorità non proprio così underground e di nicchia. Se non fate parte di questa setta e non siete ancora balzati sulla sedia al grido di “POP-METAL!!!1!1!” dopo aver letto Amaranthe e “non-underground”, siete i benvenuti nella recensione di una delle new entry di casa Nuclear Blast, i Follow The Cipher.

Il paragone con i connazionali non è limitato solo alla terra di provenienza, la fredda ma bollente (musicalmente parlando) Svezia: la componente elettronica nei Follow The Cipher ha un ruolo primario, al pari delle chitarre, e l’altro punto in comune con Elize Ryd & Co. riguarda le melodie, che più che volentieri puntano all’easy listening, con ritornelli e cori che non faranno alcuna fatica ad entrarvi in testa. La differenza tra le due band risiede nell’influenza della struttura portante delle canzoni, che è innegabilmente l’Heavy Metal: i Follow The Cipher presentano un approccio più aggressivo, utilizzando come base un Power di Sabatoniana memoria (il chitarrista Ken Kangstrom ha collaborato con i più blasonati conterranei) per poi stendere i tappeti elettronici già sopracitati. E su questo pout-pourri musicale, a prendersi la scena è senza ombra di dubbio la cantante Linda Toni Grahn: non so esattamente da dove sia spuntata questa balda donzella, ma il potenziale che trasmette è veramente impressionante.

Potenziale che non viene sfruttato al massimo, sia per una dose (ridotta) di esperienza, contando che è la prima prova in studio per la rossocrinita, sia perché la prestazione corale della band è tutt’altro che esaltante: un album normale, ben prodotto (Nuclear Blast dopotutto, cosa vi aspettavate?) ma che non mantiene le promesse. Lungo le tracce si ha la sensazione di una band che non ha esattamente idea di dove andare a parare e che direzione musicale seguire. In particolare, le due anime dell’album non convivono in maniera armoniosa: l’animo metal e l’animo elettronico molto spesso sono separati, non si riescono ad amalgamare e ci si ritrova spesso a barcamenarsi, pure all’interno della stessa canzone, in queste due correnti. Corrente che ci fa perdere di vista la terraferma, la direzione musicale che vuole seguire la band: e paradossalmente, nonostante ciò farà storcere il naso ai puristi, le tracce meglio confezionate sono quelle in cui l’elettronica ha un ruolo predominante. “Titan’s Call“, “My Soldier“, “Starlight” sono esempi di come coniugare in ottima maniera l’elettronica tanto vituperata dal nostro mondo con l’Heavy Metal. Linda si esibisce in alcuni acuti degni di nota, e la sensazione che sia lei a guidare e a sostenere le canzoni da sola non è così ingannevole (in “Titan’s Call” la sua prestazione è da applausi).

I problemi sorgono quando la componente metal tenta il sopravvento, perché i nodi tornano al pettine: le composizioni sono scarne, “banali” e senza spunti interessanti. In due parole, senza tiro: e pure Linda non è sufficiente per riscattare queste tracce dall’anonimato. A riprova di come il suo potenziale non sia stato sfruttato al massimo, ascoltare per credere “The Rising“, probabilmente il pezzo peggiore dell’album insieme a “A Mind’s Escape“: la struttura della canzone si regge a stento in piedi, e qui Linda inciampa in uno dei pochi errori della sua performance, sforzandosi fin troppo ad estendere il suo range vocale. Il risultato è una canzone in cui la voce della cantante è totalmente fuori da un contesto già abbastanza povero di per sé, risultando un po’ un pesce fuor d’acqua. Come fuor d’acqua appare la cover di “Carolus Rex” dei Sabaton, che nulla aggiunge all’album, se non allungandolo di una traccia di cui avrebbe potuto fare a meno.

Tiriamo le somme di questo esordio dei Follow The Cipher: un esordio discreto, con molti angoli da smussare, con un diamante grezzo già bello che splendente (Linda Toni Grahn) e una formula/direzione musicale da individuare il prima possibile. Non una bocciatura, ma un incoraggiamento a fare di meglio: la carne al fuoco è tanta, adesso bisogna capirne bene la cottura.

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