GELKHAMMAR – The Sword Of Gelfiser

by Matteo Ferro

Gelkhammar è sinonimo di nero, di italian black metal e non di quello smielato, malinconico e sinfonico. No, qui siamo all’interno di un mondo putrido, dai suoni marci e totalmente raw black metal. Amanti come me di Darkthrone, Avsky, Throne of Katarsis e innumerevoli band affini non rimarranno sicuramente indifferenti a questa band italiana di Pantelleria. Il black metal grezzo e i vari richiami a Xasthur (sul campo vocale) sono del tutto inequivocabili. Mi piace il suono scelto da questa band che, come le accezioni più pure del genere vogliono, risulta dannatamente nudo e crudo, ma questo non vuol dire che non abbia potenza e che non risulti putrescente come piace tanto a noi. Anzi, il tutto risulta molto compatto e (se mi si può passare il termine) strettamente marcio e scarno, che per il genere è un marchio di fabbrica (nonostante tale scelta abbia preso svariate volte il sopravvento, mettendoci al cospetto di cose inascoltabili, difficili da recensire per la non -appunto – chiarezza e pulizia sonora). Ma qui si va oltre l’interesse acustico, la potenza di doppie casse e a gli stop&go che iniziano un po’ a stancarci. Qui si pensa a ciò che di più profondo esiste nel black, a esprimere tecnicamente (e senza troppi riff impagabili da capostipiti del genere) il marcio in band di questo tipo (in senso positivo ovviamente). Non mi sento di scrivere su un brano in particolare, perché rischierei di soffermarmi troppo sulla qualità della voce e del suono, o su cambi di tempo che ci trovano quasi impreparati. Ciò che mi viene da aggiungere a questa recensione è che avrei messo la voce più in risalto. Con questo non intendo smontare la scelta della band per una voce cosi piena di disperazione, anzi, ben venga in tutto questo album, ma forse avrei alzato un po’ il volume per renderlo ancora più comprensibile. Per il resto niente da dire, il disco mi è piacevolmente volato in tutta la sua durata senza risultare pesante. Se non vi interessa il black con doppia cassa, passaggi da maestri del genere, vocals e cori immensi, allora benvenuti nel mondo dei Gelkhammar. Io nel loro mondo mi ci sono addentrato…. e ci tornerei volentieri.

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