GRACELESS – When Vultures Know Your Name

by Luca Gazzola

Tornano gli olandesi Graceless con un nuovo album dopo lo split pubblicato lo scorso anno assieme ai russi Grond. Si tratta di un gruppo nato a Laiden nel 2016 ed esorditi l’anno seguente con il full lenght “Shadowlands”, prima di buttarsi nella pubblicazione due anni dopo dello split con i russi Grond. Si tratta di death semplice e puro, rifacendosi a gruppi storici come i Nile e i connazionali Asphyx, ma al rallentatore: bpm leggermente più bassi e con la presenza di parti con note più lunghe a comporre intermezzi vagamente melodici tipici del doom, creando una mistura orecchiabile, inquadrabile assieme agli Spina Bifida ma più veloci. L’album è composto da 8 canzoni, che hanno una durata che va dai 5 ai 7 minuti scarsi per una durata complessiva di 45 minuti.

Tra le canzoni rilevanti:

  • “Here be the Dragons“: quinto pezzo. Uno dei pezzi più vivaci e pestati, con chitarre onnipresenti che passano agevolmente da riff crudi in terzine ad assoli in una distorsione più leggera, ma abbastanza omogeneo tendendo al monotono.
  • “Where Vultures Know your Name“: sesta canzone dell’album. 6 minuti che scorrono veloci, a differenza degli accordi. La componente doom qua ha praticamente la maggioranza ma il pezzo è ben fatto, tanto da dare l’impressione che duri di meno.
  • Embrace the Rain“: ottava canzone. Conclusione ottima di un album godibile, e che non credo verrà disdegnato dagli appassionati del genere. È un pezzo tutto sommato più doom che death come i già accennati Spina Bifida, ma con uno stile diverso. Possiede parti veloci, parti lente, parti melodiche e pause; un brano che potrebbe riassumere il potenziale di album e gruppo.

Rispetto all’album precedente, oltre ad avere una maggiore qualità del suono, la componente doom è stata leggermente aumentata, rallentando e incupendo i suoni, ma lo stile è rimasto lo stesso. L’Olanda non è rinomata particolarmente per i gruppi death come potrebbe essere la Svezia o l’Inghilterra, ma può comunque vantare una lunga storia e gruppi di tutto rispetto come i sopracitati Asphyx, i Sinister e gli Acrostichon; si parla quindi di un gruppo nato in un contesto con un background solido anche se meno noto. Non si può sapere per certo l’influenza che avrà questo album, a parte che soddisfa le aspettative e che non dispiacerà ai fan vecchi o neofiti interessati al genere, sebbene “Shadowlands” avesse per certi versi più grinta.

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