KATLA – Móðurástin

by Tancredi Cassina

Quale romantico islandese non sognerebbe di chiamare la propria band con il nome di un vulcano? Ebbene i Katla prendono il nome proprio da lì, come a voler usare qualcosa di caratteristico e pittoresco come un totem che rappresenta la loro provenienza e le loro origini. Il magico duo formato dal batterista Guðmundur Óli Pálmason (si, proprio l’ex batterista dei Sólstafir e non lo dico a caso, scoprirete il perchè) e Thorberg Guðmundsson mi ha enormemente colpito, soprattutto perchè una band che debutta così ha enormi possibilità di stupire ancora.

Móðurástin è un bel disco, la particolarità del suono della lingua islandese continua a stupirmi, una lingua apparentemente così dura che si sposa delicatamente a musica atmosferica, dinamica e indelebile. Complici di questa riflessione sono sicuramente gli ottimi Sólstafir, di cui songwriting è passato anche per le splendide mani del buon Guðmundur, che gioca a mischiare sonorità di cui è già padrone con molteplici scenari che variano continuamente.

Su una base che oscilla fra il post rock e il doom metal, si innestano influenze e idee distanti anni luce fra loro, ma nel complesso con enorme efficacia. Come in un cocktail dalle proporzioni esemplari, i Katla riescono a tagliare e ricucire lo spazio per degli excursus folk, alternative pop, synth wave e perfino post black metal senza mai perdere l’orientamento. Questa caratteristica è se vogliamo l’arma a doppio taglio di questa particolarissima release, forse un po’ di coesione in più avrebbe giovato in termini di identità, ma personalmente non ho trovato le variazioni tanto drastiche da disturbarne l’ascolto.

In piena tradizione islandese, i suoni sono potenti, dirompenti, definiti ed energici, come se la selvaggia natura di questa terra si traducesse in musica per mezzo di una produzione sempre molto vivida, calda e personale, un lavoro eccelso se consideriamo anche che è un album di debutto.

Se siete fan dei Sólstafir, o amate le atmosfere cupe e malinconiche alla Katatonia, Swallow The Sun, Paradise Lost e gli ultimissimi Opeth, potreste sentirvi a casa con i Katla, trovando in “Móðurástin un disco veramente bello e longevo. Una giovane band che va sicuramente tenuta d’occhio.

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