LIVE BURIAL – Forced Back to Life

by Luca Gazzola

I Live Burial sono una band britannica formatasi nel 2012 con una demo e un EP pubblicati rispettivamente nel 2013 e 2014. Lo scorso 18 aprile hanno rilasciato il loro primo album vero e proprio.
È composto da 8 canzoni con una lunghezza variabile dai 3 ai 6 minuti, per una durata complessiva di 35 minuti abbondanti di death metal con delle tracce di melodicità dovuti agli assoli delle chitarre che in alcuni punti ricordano anche troppo gli Slayer, ma in versione accorciata e semplificata, mentre nel resto dei casi hanno un proprio stile. Un album semplice e uniforme ma non monotono, con un intro molto orecchiabile e suoni crudi e brutali. Il mixaggio è discutibile: il volume della batteria è un po’ alto, rischiando di coprire tutto il resto; il basso ha il gain troppo elevato, come se sulla cassa avessero messo una pellicola durante la registrazione, ma compensa con dei giri interessanti; le chitarre contribuiscono a dare un’atmosfera truce e la voce è azzeccata per il genere.

Alcune canzoni rilevanti:SignPR

  • Age of Oblivion: terza canzone. 4 minuti con la batteria e le chitarre scatenate. L’assolo, come accennato prima, ricorda in alcuni punti gli Slayer, ma compensa l’intermezzo di basso a spezzare l’andamento e che si sente soprattutto verso la fine dove i Live Burial sfoggiano una buona tecnica.
  • Beyond Death: quinto pezzo. L’intro relativamente calmo e la mazzata del primo riff la rendono una canzone particolare dell’album che rimane in testa, con suoni secchi a dare l’atmosfera truce e dannata. Pochi fronzoli con l’assolo e ben messi, bilanciato tra i vari strumenti che la rendono una canzone completa anche in versione strumentale, e la voce completa il quadro degnamente.
  • Hung Above the Meat Grinder: penultima canzone. Andando verso la fine le canzoni si fanno più lunghe e complesse. Bene le chitarre con riff semplici, orecchiabili e variabili, pause intermedie che fanno sembrare finisca la canzone e inizi la successiva; assoli gradevoli, in alcuni punti originali, in altri punti, soprattutto nel finale, purtroppo simili a quelli di Reign in Blood ma nel complesso apprezzabile.

Nel complesso è un album da riascoltare per poter apprezzare appieno la brutalità e la composizione delle canzoni. Con un mixaggio migliore e cercando di evitare di rischiare processi per plagio, i Live Burial possono dare un buon prodotto in futuro, soprattutto con le parti melodiche e originali che non sono certo mancate e hanno dato una marcia in più all’album, che come esordio non è male.

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