LOCK HOWL – Pareidolia

by Giuseppe Turchi

Lock Howl è il secondo progetto solista del mastermind scozzese James McBain, probabilmente noto ai più per la one man band Hellripper con cui ha pubblicato, alcuni anni fa, un primo EP di stampo Black/Speed Metal, “The Manifestation of Evil”, e poi il recentissimo full-length “Coagulating Darkness”. Con “Pareidolia” (nome che indica un’illusione subcosciente tramite cui vediamo oggetti noti in immagini dalla forma casuale n.d.r.), rilasciato lo scorso febbraio su Granite Factory Records, il Nostro si sposta invece su un Goth Rock la cui matrice è composta essenzialmente da due anime: quella delle voci baritonali goth, riconducibile a gruppi come The 69 Eyes, H.I.M., Type 0 Negative, e quella post punk/rock di band come Beastmilk, The Cure e Killing Joke.

Ispirata dal motto “Only Reverb is Real“, la proposta dei Lock Howl si fonda su riff semplici ma orecchiabili, con le chitarre, così come la voce, estremamente effettate, il tutto volto a costruire un’atmosfera che si potrebbe definire spettrale. Lo stile del cantato perde infatti la nota seducente che connota gruppi come H.I.M. e The 69 Eyes e si configura quasi come un lamento in cui ogni parola è gonfiata dalla modulazione del riverbero. Il connubio tra riff immediati e i ritmi sostenuti della batteria risulta tuttavia assai singolare in certi momenti, rasentando addirittura il cartoonesco/macchiettistico, come accade nell’intro della opener “The Seventh Room“,  di “Graveless” e della ending “Her“. Più orientata sul doom invece “… And She Was Found By The Lake“, pezzo che si stacca nettamente dagli altri brani per via di una brusca decelerazione nel ritmo e per il ritornello eseguito in growl.

Per quanto riguarda la produzione, abbiamo un sound moderno che pure tende a ricalcare le sonorità degli anni ’80, come risulta evidente dal mixaggio delle sei corde e delle pelli. Alcune perplessità sorgono esaminando la registrazione della voce che, seppur riverberata, non risalta sugli altri strumenti ricordando la tendenza riscontrabile in generi più estremi, old school Black Metal su tutti.

Sul versante della creatività, ci troviamo di fronte al tentativo da parte dei Lock Howl di produrre una musica che tenta di essere, se non originale, quantomeno “diversa” dal solito. L’atmosfera generata dalla fusione di goth rock e post-punk riesce a suscitare un discreto interesse, sebbene le assonanze con Beastmilk e Killing Joke si facciano sentire con una certa prepotenza nelle melodie delle chitarre. Chitarre che più di tutti beneficiano dell’uso ben dosato del riverbero, capace di renderle particolarmente squillanti nelle parti soliste. Lodevoli i giri di “The Seventh Room” e “Nephilim“, i più riconoscibili del lotto, nonché quelli che resteranno più facilmente impressi nella memoria. Stanca invece l’uniformità ritmica delle percussioni, queste ultime fossilizzate su un range di bpm che non lascia un attimo di respiro.

Tracklist

1.  The Seventh Room
2. Echoes From The Chemical Void
3. Nephilim
4. Into The Darkness. Into The Unknown
5. Graveless
6. Lost In The Static
7. … And She Waas Found By The Lake
8. Her

 

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