MYTH OF A LIFE – She Who Invites

by Metalpit.it Staff

Dopo svariati cambi di formazione negli ultimi tempi e anche dopo altri lavori che li hanno preceduti, i MYTH OF A LIFE, band del Regno Unito, riemergono dai vicoli inglesi per presentare al mondo il loro nuovo capolavoro: SHE WHO INVITES. La band propone un Melodic Death Metal con tematiche cupe e pesanti, tutto contornato da un’enorme padronanza degli strumenti.

L’album è composto da ben 12 tracce ed e’ prodotto dalla Sleaszy Rider Records. La cosa simpatica della band è che, nonostante i molteplici cambi di formazione sin dal giorno in cui si sono formati e nonostante sia una band inglese, nessun componente è originario di lì. Al momento la formazione della band è la seguente: Phil ‘Core’ Dellas alla voce, Alexander Bond alla batteria, William Price alla chitarra, e Liam Banks al basso. Ma ora pensiamo all’album: si comincia con un’intro melodica di chitarra, un’arpeggio semplice ma pieno di tonalità, intitolato “Codex of Betrayal“. Seguono “Scourged and Crucified” e “Lobotomized“, pezzi pieni di cattiveria e riff massicci. Le parti soliste sono incredibili, piene di sonorità e ritmiche melodiche veramente belle. Naturalmente anche gli altri strumenti si fanno sentire, e mentre la cassa viene percossa ripetutamente, il basso macina dei riff complessi e veloci, tenendo testa alle chitarre.

Erinyes“, con le sue parti sincopate, è forse la canzone migliore dell’album, con dei growl incredibilmente grezzi e potenti che riescono a trasmettere vero e proprio disagio all’ascoltatore. “Taking Back What Is Mine“, “Pull the Trigger” e “Broken ” sono il fulcro dell’album, racchiudendo tra loro parti ultratecniche e interessanti, coi giri di accordi orecchiabili ma allo stesso tempo complessi. Il growl alternato con alcuni scream crea un perfetto legame con gli altri strumenti, rendendo questi brani unici. D’altro canto, brani come “Trough the River“,”She Who Invite” e “Waiting to Die” non sono da meno! Doppio pedale potentissimo accompagnato da dei giri di basso incredibili, corposi e tecnici. “Murder“,con le sue influenze Trash crea una connessione incredibile tra i due stili, generando un sound unico, massiccio ma che allo stesso tempo riesce a valorizzare le parti soliste e tecniche. Infine “Burning Vision” chiude l’album con un’intro uguale a quello iniziale, ma che viene subito spazzato via da dei possenti riff e dalle melodie che la band riesce a esprimere in questo brano che non mi pento di definire grandioso.

Chitarre ultratecniche, doppio pedale massacrante, basso velocissimo ma preciso e naturalmente una voce che va oltre il naturale! Questi, in poche parole, sono i MYTH OF A LIFE. Complimenti alla band inglese, un album del genere merita un enorme supporto. Hanno tutte le carte in regola per far grandi cose!

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