NERVOSA – Agony

by Sara Tracogna

Dal Brasile con furore arriva Agony, secondo lavoro delle NERVOSA. Il power trio sta facendo parlare di sé da un paio d’anni, sia perché composto soltanto da donzelle che per il suo approccio diretto ed ortodosso al thrash metal.

Agony fa seguito a un EP del 2012 e a Victim of Yourself, full-length del 2014, entrambi ricevuti in modo tendenzialmente positivo sia dal pubblico che dalla critica. Rispetto al pur recente passato, le Nervosa non cambiano il loro modo di fare musica e non si aprono a nuove influenze, ma affilano le proprie lame con cura e le rendono davvero letali. Il thrashone proposto dalle Nostre è sempre dritto e bello sparato, come insegnano i sommi maestri del periodo classico (Destruction, Slayer, Kreator, Testament e compagnia); ciò si manifesta fisicamente, anche in questo disco come nelle precedenti uscite, nelle grafiche scelte dalla band e nei testi belli tosti. Rispetto ai lavori precedenti, pertanto, non è possibile riscontrare una vera e propria evoluzione, quanto piuttosto quel pizzico di necessaria consapevolezza in più, che ipotizziamo essere frutto dell’esperienza macinata sui palchi ed anche grazie ad una label di spessore come la Napalm.

Abbiamo tra le mani undici brani più una bonus track sui generis, per una durata complessiva poco superiore ai tre quarti d’ora. L’album esordisce senza mezzi termini con Arrogance, una furiosa cavalcata da scapocciata garantita. Approdando a Deception, terzo brano e più cadenzato, riscontriamo abbondanti influenze Sodomitiche, il basso che sembra rintoccare come una campana ed un assolazzo alla Kerry King. La successiva Intolerance Means War è un altro esempio della capacità esecutiva delle Nostre in relazione ai canoni del genere così come la ribelle Failed System, mentre Guerra Santa è tanto rabbiosa e brutale da risultare quasi hardcore. Agony scivola così, incazzoso come una mitragliata. Una nota a parte va fatta per Wayfarer, in cui la cantante e bassista Fernanda Lira alterna il suo solito (ed ottimo) scream ad un capace pulito blues-soul che accompagna alcuni riff settantiani e si dipana in un finale a cappella: la traccia viene relegata a bonus in quanto si discosta dalla proposta tipica delle Nervosa, ma convince e non dispiacerebbe sentire qualcos’altro di simile nei prossimi lavori.

Insomma, queste tre ragazze sono cazzutissime, trasmettono un grande entusiasmo e, anche se non inventano nulla di nuovo, sanno destreggiarsi in quello che fanno: in un regno a netta prevalenza maschile, si distinguono non perché femmine, ma perché musiciste grintose ed appassionate e, in quanto la Vostra Affezionatissima è una donna che si dimena tra basso e scream, ciò merita quel mezzo punticello in più.
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