SAILLE – Gnosis

by Alberto Olivi

Abbiamo ricevuto in anteprima il quarto album in studio della band belga epic black metal Saille, “Gnosis“. Non avevo mai sentito nominare questo gruppo prima, sono andato ad ascoltare qualche pezzo loro su Spotify per prepararmi all’ascolto, a primo impatto sono soddisfacenti.

La copertina di “Gnosis” (“conoscenza” in greco antico) è molto accattivante, così come la prima canzone del disco è subito una chiara dichiarazioni di intenti in quanto a potenza sonora, mix e atmosfere. Benei ha’Elohim è una marcia possente ma non lenta, presenta subito quello che caratterizza strumentalmente la band come cori, archi, trombe, un clavicembalo, che purtroppo cozzano col suono delle chitarre: voglio esaurire subito l’argomento perché stiamo parlando di una distorsione orrenda, pensavo fosse un problema delle mie cuffie, ma quel sibilo in stile friggitrice a quanto pare è stato voluto in fase di registrazione e missaggio. Peccato, perché è anche gradevole finché viene utilizzato per qualche frase solista, ma all’interno delle fasi ritmiche rende solo tutto più confuso e fastidioso. A parte questo, come composizione è un disco con tutti i crismi e dogmi del black metal che conosciamo grazie ai vari Dark Funeral, Behemoth o Vader, ma l’ho trovato molto ispirato. In alcuni tratti, dove è molto presente la parte orchestrale, ricordano i Fleshgod Apocalypse, in altre dove hanno dato precedenza a voce growl assieme ad un solo di chitarra prevale una vena in stile Amon Amarth. Questo mix di elementi che possono sembrare triti e ritriti nel panorama “symphonic” in realtà sono utilizzati in maniera molto creativa e durante l’ascolto del disco la noia non si fa mai sentire.

Nel presskit troviamo alcune parole del frontman Dennie Grondelaers: “Con questo disco abbiamo esplorato il mondo dell’ideale Prometeico e la sua controparte luciferina”. Che dire, a livello di suono ci sono riusciti, “Gnosis” è titanico e possente tanto quanto veloce e infernale (ne è l’esempio migliore la traccia 3, Blôt) e alla fine dell’ascolto sono rimasto con la curiosità di leggere i testi.

Non è un disco perfetto, soprattutto per i già citati suoni di chitarra, ma se siete appassionati del genere è una band che vale la pena essere conosciuta: magari date un’occhiata ai dischi già presenti su Spotify per farvi un’idea e, se vi capita di andare al Summer Breeze, fermatevi a vederli.

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