SEDNA – The Man Behind The Sun

by Sara Di Gaspero

Dopo tre anni di assenza gli italianissimi SednA ritornano con il loro terzo album, ed in una maniera molto particolare: “The Man Behind The Sun” infatti è composto da un solo brano dalla durata di 33 minuti e 46 secondi. A detta del mastermind Alex Crisafulli, quest’album rappresenta un momento di transizione per i SednA, che si proiettano quindi verso una nuova era musicale. È considerato l’ultimo capitolo del loro viaggio nello spazio prima di evolversi in nuove galassie. Parole decisamente evocative che al meglio esprimono lo splendore di “The Man Behind The Sun”. 

Portabandiera di un black metal intriso di sludge, in questo nuovo lavoro si può sentire anche del doom e del post-rock, evidentemente un assaggio dell’evoluzione e della crescita che i SednA hanno promesso per il futuro. Entrando nell’argomento di quest’ultima fatica, si può dire che alcune differenze con “Eterno” (2016) sono evidenti: innanzitutto la produzione è quasi cristallina, permettendo di cogliere ogni minimo dettaglio. “The Man Behind The Sun” poi sembra essere quasi uno stream of consciousness musicale, seppur studiato nel minimo dettaglio: non sembra affatto che il brano sia solo una commistione di varie canzoni unite insieme, ma veramente un solo essere con un’anima tutta sua.

È difficile descrivere a parole il viaggio meraviglioso che i SednA propongono in questa mezz’ora di atmosfere limpide e oscure, sognanti e malinconiche, speranzose e ipnotiche. L’inizio improvviso e la batteria rituale invitano gentilmente ad allacciare le cinture e a tenersi forte: questo perché la prima esplosione di black metal non si fa aspettare, con una voce maniacale e straziante che dipinge un’atmosfera disperata e urgente. Lo dico subito: è impossibile che non vengano in mente i Mgła qui e durante lo svolgimento del brano, ma non è affatto una critica. Le atmosfere create sono molto simili, seppur il tocco originale dei SednA si rifletta ad esempio nelle chitarre appena roboanti, quasi che vogliano fuggire verso il sottofondo. Vari momenti più silenziosi si susseguono, come se la nostra astronave fosse scossa momentaneamente da qualche turbolenza e non si sappia bene l’esito di questo imprevisto. A tratti sembra di scendere nei meandri tortuosi del DSBM, cogliendo in particolare qualche piccola lezione impartita dai primi  Forgotten Tomb, specialmente in un momento in cui la disperazione sembra quasi tangibile e irreparabile. La furia nera e i momenti di incertezza si susseguono, come a voler tenere costantemente in allerta l’ascoltatore, transizionando alle volte in un freddo doom metal intriso di dolore e tormento. Più volte sembra che il brano si trascini verso la sua conclusione, ma ogni volta si tratta solo di una mera illusione, perché si riprendono quasi immediatamente le redini del brano, prima con un momento tendente più allo sludge, visionario e profondo, e poi con un incendio dalle fiamme più nere. La sezione centrale è il viaggio vero e proprio attraverso gli anfratti più oscuri dello spazio, seppur tinti di una leggera sfumatura rosa; l’orchestrazione di questa sezione è perfettamente bilanciata e permette davvero una gita ad occhi aperti nelle sensazioni sognanti e nelle atmosfere più disparate. Poi il basso prende la parola per qualche nota minacciosa; si ritorna ad un momento quasi sludge commisto di black, con la voce che tenta di essere quasi melodica. C’è anche spazio per il cantato in pulito, aggiungendo un dettaglio d’inquietudine che si trasfigura quasi subito in una sezione fra il doom e il DSBM. Gli ultimi cinque minuti sono i più intensi: dopo un’altra sfuriata nerissima si ritorna alle atmosfere oscure e spaventose dell’interspazio, dando poi per l’ultima volta fuoco alle polveri, permettendo l’ultimo pesantissimo e dolorosissimo percorso nel dolore più vero. La conclusione si trascina minacciosamente, mentre la nostra astronave precipita, e altrettanto bruscamente il brano finisce.

È necessario fare quindi una frecciatina: molte band dovrebbero imparare dai SednA quando vogliono avventurarsi in brani di lunghezze così particolari. Ogni momento ha il suo significato, e negli attimi che sembrano troppo ripetitivi arriva il dettaglio che fa rivivere immediatamente l’ascolto. Un consiglio spassionato è quello di godere di “The Man Behind The Sun” più e più volte, accorgendosi di ogni piccolo abbellimento perduto la volta precedente. Non ci resta che aspettare curiosi e speranzosi per l’inizio della nuova era dei SednA; personalmente, non posso che essere sicura che sarà grandioso. 

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