SEPULTURA – Machine Messiah

by Riccardo Basso

Machine Messiah” è il quattordicesimo album dei brasiliani Sepultura, band storica, ma che dall’uscita di Max Cavalera ha perso moltissimo in termini di carisma e qualità. La band infatti ha arruolato al posto dello storico frontman Derrick Green che ha fornito prove altalenanti che unite a un calo qualitativo generale, hanno portato a un ridimensionamento della band di Belo Horizonte. Senza particolari aspettative mi sono avviato all’ascolto di questa nuova fatica del gruppo brasiliano e ne sono rimasto piacevolmente stupito. Il disco, nonostante una copertina abbastanza discutibile, ha un concept parecchio interessante e potrebbe essere sintetizzato in: l’impatto che la tecnologia ha sull’essere umano il quale ormai si è ritrovato a venerarla quasi come fosse un Messia. Il disco si apre con la titletrack che è un ibrido tra un’intro e un brano vero e proprio. La canzone in questione permette di entrare subito nel mood del disco grazie a una vena drammatica che la contraddistingue. La drammaticità infatti è uno dei sentimenti che si possono percepire ascoltando il disco, emblematica da questo punto di vista è “Sworn Oath” che nonostante non sia un capolavoro, si salva grazie all’atmosfera che permea il brano. “Machine Messiah” è un disco che parte in quinta poiché i primi brani sono veramente ispirati e ben fatti, basti pensare a “I Am The Enemy” che altro non è che una bordata hardcore di buona qualità. Altro ottimo brano è la strumentale “Iceberg Dances” che a detta di chi scrive è anche il pezzo migliore del lotto. La seconda parte del disco si apre con la già citata “Sworn Oath” ed è qui che iniziano i problemi poiché la qualità inizia a calare e il disco mostra il fianco. Si alternano infatti brani interessanti come “Vandals Nest“, assalto frontale con delle parti in clean ben inserite, e la conclusiva “Cyber God” e pezzi di dubbia qualità come “Silent Violence” e “Resistant Parasites” dove il songwriting si dimostra banale e la violenza sprigionata dal gruppo è fine a se stessa. Concludendo questo “Machine Messiah” è un buon disco, non è certamente ai livelli dei dischi con Cavalera, ma è sicuramente migliore degli ultimi dischi dei Sepultura, peccato solamente per il calo netto che vi è nella seconda parte del lavoro perché la prima parte è veramente ben fatta e diverte moltissimo. I Sepultura dunque sono tornati e battono un colpo, il disco non è il migliore della loro carriera, ma è sicuramente un enorme passo avanti poiché nel complesso questo lavoro scorre liscio e non annoia. Se vi aspettate un nuovo “Arise” resterete sicuramente delusi, ma se sperate in un buon disco dei Sepultura con “Machine Messiah” potreste restare piacevolmente stupiti, nonostante vi sia qualche brano sottotono.

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