SINISTHRA – The Broad and Beaten Way

by Luca Margini

Le atmosfere, in musica, giocano un ruolo fondamentale: le sonorità evocate da un brano possono realmente permetterci di fare viaggi onirici in mondi altrimenti impossibili.
I Sinisthra ci propongono, dopo ben 15 anni, il seguito di “Last of the Stories of Long Past Glories”, un debutto che, tra alti e bassi, è sicuramente meritevole di attenzione.La loro miscela di progressive rock e gothic metal risulta piuttosto interessante, grazie alla drammaticità che pervade l’intero lavoro. Le sofferte linee vocali (ad opera di Tomi Joutsen, pescato direttamente dagli Amorphis) riescono ad amalgamarsi con un sound cupo e travolgente, in grado, purtroppo solo in alcuni frangenti, di trascinare e coinvolgere l’ascoltatore in un universo dannato e tetro.

The Broad and Beaten Way” è infatti un concept album dall’immaginario religioso che vuol narrare all’ascoltatore la difficoltà della vita odierna, con il suo caos, le sue tentazioni e la difficoltà dell’uomo ad andare avanti con una quotidianità che lo porta sempre più vicino all’autodistruzione. Tra gli highlights troviamo “Morningfrail” e “Safe In the Arms of Everlasting Now“, due brani meravigliosi e oscuri, in grado di cullare l’ascoltatore tra riff pesanti e sezioni più intime ed atmosferiche. L’impressione generale che si ha è però quella di un album fuori tempo massimo, che oggi risulta piuttosto stantio e poco ispirato.
L’eccessiva prolissità di brani come “Closely Guarded Distance” (che con qualche minuto in meno sarebbe sicuramente finita tra gli highlights) o “Halfway To Somewhere Else” risulta stancante e rende difficoltoso concludere l’ascolto del disco, che soffre già di suo di una certa ripetitività nel songwriting.
Non posso quindi ritenermi totalmente soddisfatto, la sensazione è quella di star ascoltando un album senza mordente, con solo qualche spiraglio di luce.

Una produzione non proprio ottimale poi penalizza ulteriormente questo lavoro. Consiglio l’ascolto solo a chi è particolarmente dedito a queste sonorità, perché i Sinisthra piazzano di tanto in tanto il riffone o la sezione azzeccata ed emozionante; tutti gli altri possono tranquillamente andare oltre.
Spero che le prossime produzioni della band finlandese, se e quando ci saranno, riescano a risultare più attuali e interessanti, per evitare di finire nel dimenticatoio dopo qualche ascolto. Questa seconda prova non è assolutamente da buttare, ma rimane ben lontana da ciò che ci si poteva aspettare dopo 15 anni di silenzio.

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