THE DARK ELEMENT – The Dark Element

by Giuseppe Turchi

La rivincita degli ex, così si potrebbe forse definire il progetto THE DARK ELEMENT, un gruppo nato dalle menti di Anette Olzon (ex-Nightwish) e Jani Liimatainen (ex-Sonata Arctica, Cain’s Offering). L’omonimo album d’esordio, pubblicato da Frontiers Records lo scorso 10 settembre, è stato infatti interpretato come un atto di riscatto, probabilmente perché è ancora vivo il ricordo degli eventi burrascosi che hanno portato all’allontanamento della cantante svedese dal gruppo di Holopainen. Ricordiamo che la Olzon aveva già provato a percorrere una propria via con “Shine”, album uscito nel 2014 nel quale la vena metal s’era andata perdendo, ma che aveva mostrato un’inedita versatilità a livello vocale, forse persino superiore a “Imaginaerum”.

Ora, “The Dark Element” risente pesantemente del passato dei due musicisti fondatori, per cui si potranno ritrovare, perse qua e là, melodie che faranno certamente pensare a Nightwish, ai Sonata Arctica di “Unia” e ai Cain’s Offering di “Stormcrow”. Il tutto confezionato con un sound moderno la cui produzione si avvicina, pur in maniera meno bombastica, a quella degli Amaranthe. Il genere è quello di un metal melodico con elementi sinfonici dove le tastiere giocano un ruolo di primo piano nell’accompagnare la voce acuta di Anette.

La titletrack “The Dark Element” è in questo caso anche l’opener dell’album e ci dà un assaggio della fibra su cui l’intero lavoro è stato costruito: note di synth come se piovesse e ritornelli dannatamente orecchiabili. Il tema ricorrente del brano è un elemento oscuro nel fondo dell’anima, qualcosa di “Primitive, chemical, beautiful” che ci spinge a estrapolare tutta la linfa possibile dall’unica vita che abbiamo. Troviamo qui assonanze amaranthiane nel chorus, vuoi per la metrica, vuoi per gli arrangiamenti pop-metal, ma soprattutto per la straordinaria – a mio modo di vedere – sovrapponibilità della voce di Anette con quella di Elize Ryd. Alla seconda posizione troviamo invece “My Sweet Mistery“, una delle tracce migliori in assoluto per la capacità di coinvolgere l’ascoltatore, sia esso ben disposto verso le tematiche sentimentali oppure no:

If the roads we walk have demons beneath
I’ll be your guard, your sword and your shield
While feathers of angels rain from heavens
I’m the avenger and the sentinel
You’re exceptional, I’m expendable

Va sottolineato che il pezzo inizia con un riff pericolosamente simile al canone utilizzato da Holopainen per “Storytime“, ma che comunque funziona egregiamente nell’aprire a strofe che con i Nightwish hanno poco a che spartire. Come a funzionare è pure “Last Good Day“, dove gli argomenti non saranno forse dei più originali, ma riescono a fissarsi nel cervello grazie a un songwriting sornione e ammiccante:

Say what you have to say
Do what you have to do and do it now
Find all the little things you lost
Among the other useless things

Anche in questo caso le tastiere hanno quel suono elettronico che chi ha vissuto gli ultimissimi anni ’90 e gli anni 2000 saprà accostare ai tormentoni pop e dance del periodo.

E ancora l’amore è il fulcro del testo di “Here’s to you“, traccia che apre muovendosi sulle impronte di “Edema Ruh“, e “Someone You Used To Know“, dove si parla rispettivamente di una lettera di scuse e di abnegazione totale. “Dead To Me” si pone invece in completa antitesi col pezzo precedente e tira fuori una grinta frustrata e un’aggressività finora inedita. Se infatti in “Someone You Used To Know” i toni sono morbidi e arrendevoli, addirittura emozionanti, qui le ritmiche si potenziano per caricare esaltanti parole al vetriolo:

Deeper down to the hole where you made me
To the vortex of pain that will stain me
I won’t drown, I won’t lie, I won’t die here
I will fight, I will rise again

I won’t write you an ode nor confession
Not a song but a war declaration
Story told from the dawn of creation
Symphony with a grim orchestration

You were the harlot of my heart
Like a fool I played my part
But now you’re hanging on your cross
And I am banging in the nails

You’re no one
Mean nothing
You’re worthless
Dead to me

Avvicinandosi al fondo della tracklist, si raccoglie un momento cario di pathos con “Heaven Of  Your Heart” dove la Olzon si destreggia davvero bene nel trasmettere le sfumature di un rimpianto privo di rabbia. Abbiamo qui una ballad nel vero senso del termine, molto dolce e ben pensata, nel quale moltissime persone potranno ritrovarsi:

But the fault was in our stars
And some things are not meant to last
And only pictures on our walls in our halls
Remind me of the years we shared somewhere
And I’m still there…

If we met today would I be wise
And do things differently
Or would I waste away
The best days I will ever see

Ugualmente adatto come ipotetica bonus track del fu “Dark Passion Play” o come pezzo intimista interpretabile dal melodrammatico Tony Kakko, “Heaven Of  Your Heart” lascia serenamente il posto all’ultima traccia, “Only One Who Knows Me“, di cui colpisce subito il riff melodico arioso e sognante, più un mantra che sottolinea l’importanza di un rapporto davvero speciale:

You are the only one
The only one who knows me
You are the only one
Always the only one

In conclusione, se si dovesse riassumere con una parola questo “The Dark Element”, tale parola sarebbe: funziona! La prova di Anette è assolutamente convincente, sebbene il suo range vocale non sia stato sfruttato appieno come nel singolo “Lies“, il suo capolavoro solista, o in “Imaginaerum”. Si nota infatti una certa reticenza nel soffermarsi su tonalità più basse, alle quali si preferiscono range più alti e sostenuti. Così facendo, si perde quel calore che la Olzon è un grado di offrire pur avendo per natura un’ugola squillante, ma la qualità non viene comunque messa in dubbio. Ottimo anche il lavoro di Jani sia alle chitarre, per le quali deve un attimo accantonare il suo lato più power, sia alle tastiere, dove spesso si possono ascoltare alcuni giri di note che, se si sta bene attenti, riprendono di tanto in tanto melodie dell’estremo oriente. L’abuso dell’effettistica non rende mai il suono troppo pastoso, e in tutto questo a giovarne è la fruibilità complessiva. Speriamo che questo progetto possa avere degli sviluppi in futuro e non si limiti a essere un semplice strumento di rilancio.

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