THE DARK RED SEED – Becomes Awake

by Andrea Lerose

Il duo composto da Tosten Larson e Shawn Fleming, sotto il monicker di The Dark Red Seed, ritorna dopo l’EP “Stands With Death” del 2017 con questo nuovo full-length intitolato “Becomes Awake“. È ben noto il feeling che intercorre tra la casa madre Prophecy Productions (fiera d’aver dato alla luce band spettacolari come Alcested Antimattere gli italianissimi Arctic Plateau e Camerata Mediolanense) ed il folk nella sua frangia più oscura e mediorientale: i The Dark Red Seed, pertanto, rientrano in questo concentrato di atmosfere appaganti quanto sinistre e tenebrose.
Pur non essendo esponenti della categoria più “classica” del metal, i Nostri possono sicuramente essere distillati in una delle tante microcategorie dell’Universo di tutto ciò che è “pesante”.

All’inizio ho pensato di trovarmi davanti ad un b-side project di Nick Cave: la timbrica melanconica e profonda di Larsson è praticamente identica al buon Nick. Superato questo primo smarrimento, ho cominciato ad entrare abbastanza bene in sintonia coi dieci brani proposti in questo lavoro. Ciò che ritengo sia assolutamente congeniale è il perfetto binomio tra produzione artistica e songwriting: un master asciutto permette un risultato davvero degno di nota.
Suoni di un’epoca lontana, tra fiati e chitarre, riecheggiano per tutta la durata dell’ascolto, senza mai tralasciare la parte predominante, ossia equilibratissime dinamiche vocali. Se proprio volessimo trovare un qualcosa di dissonante a cui appigliarci, forse potremmo evidenziare il fatto che, nella sua totalità, l’album fa fatica ad emergere per momenti di pathos, di spicco, di vetta emozionale. Si ha quasi l’impressione – a volte – di trovarsi di fronte ad un non so che di lineare (non voglio usare il termine “piatto”, perché non appropriato) e monocorde. Strano, se pensiamo che il genere proposto si confà tantissimo alle evoluzioni e ai volteggi.
Considerato però il quasi-esordio, non me la sento di condannare in toto le idee e le scelte finali del duo.

Concludendo il discorso, in generale penso che questo sia un buon disco, che cresce sicuramente con gli ascolti, ma che forse non prende tutto lo slancio che dovrebbe (e che meriterebbe!). Da ascoltare.

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