TRIVIUM – The Sin And The Sentence

by Alberto Olivi

Eccoci all’ottavo album in studio della band di Orlando, che ha fatto tanto discutere nell’ultima parte della loro carriera. Dopo aver conquistato migliaia di appassionati negli anni 2000 con “Ascendancy” e “Shogun”, a mio parere pietre miliari del metalcore, i loro appassionati si sono divisi in due gruppi ben distinti con l’uscita di “Vengeance Falls” e “Silence In The Snow”: quelli che “senza growl siete una band morta” e quelli che “vi ameremo qualsiasi cosa farete“… Fortunatamente i Trivium non hanno dato ascolto a nessuno dei due tronconi, ma stanno seguendo un percorso creativo e personale non dettato dalla ricerca della vendita e del guadagno.

Questo “The Sin And The Sentence è il segno che stanno raggiungendo un obbiettivo. Il songwriting è molto più ragionato e complesso, così come si nota che Matt Heafy e compagni hanno trovato una maggior consapevolezza di sé e delle proprie capacità musicali. Il disco è organico e compatto, riesce ad essere incisivo e a suo modo spettacolare senza fare i fuochi artificiali come il già citato “Shogun” e “The Crusade”. Ha il suono moderno e patinato di “In Waves” ma con la grinta (ben dosata, però) di “Ember To Inferno”. Il primo ascolto è stato molto difficile: non nascondo di essere un grande fan del gruppo e sentire tutte queste influenze mi ha lasciato molto perplesso, ho dovuto risentirlo più volte per rendermi conto della sua complessità.

Gli undici brani presenti rispecchiano quanto già detto sulle auto-influenze. È un disco ben fruibile dai fan di vecchia data che si aspettano riff serrati, assoli a base di puro shred e il growl cavernoso di Matt e Corey, Beyond OblivionBetrayer” fanno per noi. Accontentano anche chi li ha scoperti nell’ultima fase della loro carriera, e quindi ecco le sognanti ma cupe melodie di The Heart From Your Hate” Beauty In The Sorrow“. E c’è pure il materiale per chi li scoprirà con questo disco: Severe The Hand” è la carriera dei Trivium più quanto imparato dal metal moderno riassunto in un pezzo. C’è un però, che io ho apprezzato ma per altri potrebbe non essere lo stesso: a mio avviso i brani rendono meglio se ascoltati nel contesto del disco che non presi singolarmente.

Seppur aiutati dalle straordinarie capacità tecniche del loro nuovo batterista Alex Bent, i Trivium con questo “The Sin And The Sentence” si stanno riconfermando come i migliori protagonisti del metalcore, sfornando finalmente un disco completo e non una compilation di singoli.

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