WATAIN – Trident Wolf Eclipse

by Giuseppe Piscopo

Sono passati quasi cinque anni dal celebre (per motivi più o meno lusinghieri) quinto album dei Watain, “The Wild Hunt”. Nel 2013, infatti, il trio di Uppsala faceva storcere il naso alla maggior parte dei fan e dei puristi virando in maniera più che decisa verso lidi più melodici, pacati e legati a radici heavy metal classiche. Ebbene, se fate parte di quella schiera di ascoltatori rimasti delusi allora, gioite e dimenticate le voci pulite, l’epicità di brani come “They Rode On” (per quanto bella) e gli arpeggi acustici: su “Trident Wolf Eclipse” non troverete nulla di tutto ciò.

Erik Danielsson e soci tornano sulle scene e lo fanno nella maniera più intransigente e arrogante possibile, con un concentrato di violenza lungo appena 35 minuti. Se il ritorno a uno stile black/thrash grezzo e senza compromessi sia risultato dall’analisi delle reazioni del pubblico o se si tratti di una mera necessità fisiologica della band non ci è dato saperlo (probabilmente un mix di entrambe le cose), fatto sta che non si può sfoggiare un sorriso a trentadue denti già a partire da “Nuclear Alchemy“, primo singolo tanto semplice quanto efficace. La Fiamma Nera viene tenuta alta in otto brani estremamente diretti e senza fronzoli, che trovano un comune denominatore nell’assalto sonoro i cui tempi si smorzano raramente, senza per questo sconfinare in territori più morbidi e atmosferici: dai ritmi più articolati di “Sacred Damnation” alle galoppate di doppia cassa di “A Throne Below“, fino alla conclusiva “The Fire Of Power“, in cui trova spazio un refrain di più ampio respiro, un respiro comunque tutt’altro che salutare data la puzza di zolfo percepibile lontano un miglio. Il resto è rappresentato da ritmi furiosi, quasi senza soluzione di continuità: un esempio potrebbe essere “Ultra (Pandemoniac)“, ma si potrebbe citare un qualsiasi titolo facendo comunque centro. Il tutto è chiaramente messo in risalto da una produzione che si sposa perfettamente con le composizioni, funzionale e sporca quanto basta. Per quanto riguarda il comparto lirico, risulta quasi superflua l’analisi: Danielsson non si smentisce e ci propone un insieme di testi farciti di riferimenti e simboli luciferini a dimostrazione di come ci troviamo dinanzi a un personaggio dedito anima e corpo al suo credo e alle sue convinzioni.

La scelta di condensare il materiale in poco più di mezzora si è rivelata decisamente azzeccata, senza cali di tensione di qualsivoglia tipo e sempre ben focalizzato. Sicuramente non è ciò che di più originale ci sia, neanche all’interno della discografia della band stessa se proprio vogliamo trovare il pelo nell’uovo, ma “Trident Wolf Eclipse” è probabilmente ciò che avevamo bisogno di sentire dai Watain. Bentornati.

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