WINTERAGE – The Inheritance Of Beauty

by Federico Siccardo

Nel lontano 1485, Sandro Botticelli dipinse la Nascita di Venere, iconica opera d’arte del Rinascimento italiano da sempre associata alla perfezione della bellezza femminile, in grado di incantare e persuadere chiunque ne avesse un benché minimo contatto visivo. Oggi, i genovesi Winterage portano la Venere ad osservare il mondo dei giorni nostri e quello che vede è una decadenza sconcertante: dimenticanza dei valori dell’arte, abbandono dell’amore per la Natura e per tutto ciò che rappresenta il bello. Ma l’eredità della bellezza si nasconde dietro l’essenza artistica degli esseri umani che possono finalmente darle nuova luce.
Rappresentata divinamente dal bellissimo artwork di Peter Sàllai (Sabaton, Hammerfall, Amon Amarth), questa è la lotta della bellezza contro la decadenza. Questa è “The Inheritance Of Beauty”.

Nati nel 2008 dall’idea del violinista Gabriele Boschi e dal tastierista Dario Gisotti, la band ligure presenta innumerevoli influenze musicali volte a saper emozionare, gioire, impaurire e sognare chiunque abbia la fortuna di ritrovarsi immerso in questa meravigliosa metal opera. Premete play e che il viaggio abbia inizio.

La tumultuosa intro orchestrale “Overture” imposta un’ambientazione fantasy degna di nota, con sonorità barocche ricche di archi e cori lirici da brividi, dando finalmente inizio alle danze con la titletrack che, dopo già pochi secondi ci trascina in un turbine sinfonico figlio di una prestazione magistrale dei musicisti che sprigionano potenza da ogni strumento.
Power metal e musica classica tradizionale continuano a danzare vorticosamente con le successive “The Wisdom Of Us” e “Of Heroes And Wonders”, brani d’alto calibro con refrain compatti e vincenti che non hanno nulla da invidiare ai migliori brani dei tanto amati Rhapsody.
Le onde marine di “The Mutineers” traslano l’ascoltatore in uno scenario quasi piratesco mantenendo alto il pathos generale e conservando preziosamente la sfera musicale costruita in un concept intrigante e coinvolgente sotto ogni punto di vista.
In “Orpheus and Eurydice”, grazie anche all’ottima cantante soprano Vittoria Leoni, i Winterage narrano con anima e ardore l’omonima storia passionale dei due giovani innamorati, considerata tra le più commoventi e strazianti di tutti i tempi (consigliamo a tutti di recuperare tale opera).
Le doti chitarristiche di Riccardo Gisotti “Chain Of Heaven” avvolgono ancora una volta la splendida produzione di Tommy Talamanca (Sadist) e Roberto Tiranti (Labyrinth) che si confermano essere dei veri e propri punti di riferimento per la riuscita di un ottimo lavoro.
“La Morte Di Venere” è l’ennesima composizione lirica ben riuscita, mentre “Oblivion Day” e la suite “The Amazing Toymaker” non aggiungono nulla a quanto di positivo è già stato detto, chiudendo egregiamente un album che sancisce un ottimo inizio di un 2021 che deve, in tutto e per tutto, dare una svolta alle nostre vite. Vite che non aspettano altro che tornare ad assaporarne la bellezza, soprattutto in campo artistico e musicale.

Dopo aver sfornato il buon “The Harmonic Passage” (2015), i Winterage tornano con questo secondo full length coscienti delle proprie capacità, riuscendo a maturare, perfezionarsi ed effettuare un grosso passo in avanti, grazie anche al mastering cristallino di Jacob Hansen (Amaranthe, Epica, Fleshgod Apocalypse).
Concedetevi un ascolto di “The Inheritance Of Beauty”, ne uscirete decisamente folgorati.

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