WIZARDS OF HAZARDS – End Of Time

by Luca Margini

Contare i gruppi che riprendono la lezione impartita dai Black Sabbath all’inizio degli ormai gloriosi anni ’70 è pressoché impossibile: l’impatto avuto dalla formazione di Birmingham è stato enorme, a tal punto che ancora oggi, a distanza di 50 anni, centinaia di gruppi reinterpretano, ripropongono o rimaneggiano quelle che sono le sonorità funeree tipiche del Sabba Nero. Fra questi gruppi troviamo i finlandesi  Wizards Of Hazards, che, dopo il convincente EP “Blind Leads The Blind”, ci deliziano con “End Of Time”, un traditional doom dal sapore nostalgico, grazie a canzoni efficaci e mai noiose. Certo, si potrebbe obiettare circa il “fuori tempo massimo” di quest’uscita, che non aggiunge né toglie nulla al panorama doom, tuttavia ritengo che certe volte anche proporre degli ottimi dischi sia piacevole.

Il Doom è certamente un genere stagnante, fortemente ancorato alle sue radici, e va bene così. Sfido infatti qualsiasi doomster a non esaltarsi con pezzi come “Masters Of Dread”,  la divertentissima “Children Of The Damned” (no, non è quella degli Iron Maiden), “Witching Sabbath” o la fenomenale title-track. I pezzi hanno una resa davvero alta, riff di qualità, ottime linee vocali ad opera di Ville Willman e una sezione ritmica che convince, seppur non sia paragonabile a quella dei Sabbath dei tempi d’oro, grazie all’esperienza dei musicisti, che da oltre 30 anni girano per i meandri della scena Doom e non solo, pensate che il gruppo è attivo dal 1989 (seppur, ai tempi, si chiamassero Black Wizard e solo negli ultimi anni hanno cambiato nome).
La produzione del disco è invece un po’ acerba, con un mixaggio incerto e un po’ troppo grezzo, capisco la natura “vintage” della release ma qui si esagera un pochino, un po’ di modernità non avrebbe fatto male, anche per avvicinare eventuali nuovi ascoltatori.

Volendo però dare a Cesare quel che è di Cesare un debutto rimane pur sempre tale, anche se esce molto tempo dopo la formazione della band, quindi il mio consiglio è di sviluppare il sound e trovare una direzione artistica più personale, che ricordi meno altri gruppi e permetta al gruppo di spiccare fra i tanti nomi. Nonostante tutto, è comunque un album dignitoso, che consiglio a chi ama queste sonorità perché troverà sicuramente brani in grado di soddisfarlo, viceversa se non apprezzate i Black Sabbath, i Pentagram e in generale la scena doom tradizionale beh, non saranno gli Wizards Of Hazards a farvi ricredere.
Per rispondere definitivamente direi che sì, è un disco fuori tempo e di cui forse non c’era così tanto bisogno, oggi, ma dall’altro lato è anche un album ben suonato, con dei riff efficaci, delle linee vocali trascinanti e una fluidità che non ci aspetterebbe, da questo genere.

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