WOLFHEART – Wolves Of Karelia

by Riccardo Basso

I Wolfheart non sono decisamente una band che si siede sugli allori, dopo soli due anni dal buon “Constellation Of The Black Light” i Nostri tornano sulle scene con “Wolves Of Karelia“. Il disco in questione si basa sul solito death metal melodico, epico e allo stesso tempo malinconico tanto caro a Tuomas Saukkonen, mastermind del progetto. Anche per questa nuova prova in studio dei Wolfheart ci troviamo quindi davanti a dei pezzi elaborati con la capacità di trasportare immediatamente l’ascoltatore tra le fredde lande finlandesi dove la natura domina incontrastata.

La formula proposta dai Nostri nel complesso funziona ed è innegabile, se avete apprezzato i lavori precedenti dei Wolfheart o semplicemente se siete fan dei vari Insomnium, Before The Dawn e Amon Amarth, qui troverete pane per i vostri denti. Ciò che lascia l’amaro in bocca a fine disco è la mancanza di lucidità della band in certi frangenti perché a conti fatti a fine ascolto non resta molto di questo album ed è un peccato perché canzoni come “Hail Of Steel“, “Horizon” e la conclusiva “Ashes” non sono dei brutti pezzi e fanno il loro lavoro. Ad essere precisi l’intero disco si lascia ascoltare e riesce anche a coinvolgere l’ascoltatore, ma il suo compito finisce lì, una volta che la conclusiva “Ashes” finisce, non resta molto dell’album. Va detto che “Wolves Of Karelia” è il classico disco che richiede più ascolti per essere compreso, ma in questo caso anche dopo averlo ascoltato più volte non resta molto, eppure a conti fatti non si resta totalmente delusi perché ci sono tutti gli elementi tipici del sound dei Wolfheart. Quella che manca è forse appunto la lucidità di cui si parlava prima, quella lucidità che riesce a dare un’identità e un’anima ai brani, cose che si percepivano immediatamente nel precedente “Constellation Of The Black Light”.

A conti fatti non mi sento di sconsigliare totalmente “Wolves Of Karelia” perché, come detto in precedenza, non si tratta di un brutto album e si lascia ascoltare volentieri perché per quanto poco Saukkonen riesce a trasportare l’ascoltatore tra i paesaggi desolati del nord e nei campi di battaglia, ma sembra più un compitino che un album particolarmente sentito. Sebbene la recensioni non sembri affatto positiva, l’album raggiunge tranquillamente la sufficienza e probabilmente ai fan dei Wolfheart non dispiacerà nemmeno perché ritroveranno tutti gli elementi a loro cari. Pezzi come la già citata “Ashes” o “The Hammer” li faranno sentire a casa, ma a conti fatti non c’è quasi nulla che possa permettere alla band finlandese di guadagnare nuovi fan. Vista la produttività dei Wolfheart comunque ci ritroveremo presto tra le mani un nuovo album che potrà dimostrare che “Wolves Of Karelia” si è rivelato un passo falso.

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