ZEIT – The World Is Nothing

by Luca Gazzola

Gli Zeit sono una band originaria di Venezia nata nel 2014, e sono saltati alla ribalta nello stasso anno grazie al loro primo ep: Zoe-Bios, con cui ottengono un successo tale da consentire loro di espandersi anche all’estero. Lo scorso novembre hanno pubblicato il loro primo lp: The World Is Nothing. Si tratta di un album ridotto lungo 23.30 minuti suddiviso in 10 canzoni, o meglio 10 sprangate sui denti, con lunghezza variabile tra il minuto e mezzo (ma anche meno) e i tre minuti. Poche melodie scatenate a velocità alta, voce onnipresente brutale, batteria pestata e instancabile. Le canzoni iniziali hanno anche qualche intro e riff interessanti, mentre più avanti si degenera nella brutalità pura in canzoni via via più articolate.

Tra le canzoni rilevanti:

  • World and Distances: primo pezzo dell’lp. Si può classificare praticamente come un intro dell’intero lp lungo ben tre minuti abbondanti. Il riff è qualcosa di unico, troppo articolato per essere grindcore, troppo brutale persino per il metalcore, portando anche quella parte di melodia che non guasta.
  • DisgiusedChasing the Void: quarta-quinta canzone dell’album. Dato che il riff di Disguised viene ripreso nel pezzo dopo oltre al fatto che insieme fanno 3 minuti e mezzo circa ho deciso di descriverli insieme. Alcuni pezzi sono molto orecchiabili, soprattutto l’iniziale minuto e mezzo, per poi andare in un crescendo di brutalità fino al primo riff cantato. Il seguito è un amalgama di suoni e urla poco gradevoli ad un orecchio poco allenato, mentre per quelle più preparate rimane una martellata ai timpani
  • Past Meanings: ultimo pezzo. Conclusione brutale di un album brutale: batteria scatenata all’ennesima potenza, le chitarre furiose, la voce onnipresente

Non essendo un appassionato di tale genere del metal, e tanto meno degli Zeit, non avevo idea di che aspettarmi prima di ascoltare più volte questo lp. All’inizio può sembrare una mazzata estremamente sgradevole in alcuni punti più, in altri meno. Risentendolo due o tre volte ci si accorge però che ogni strumento ed ogni riff hanno il loro perché, e lo si può cominciare ad apprezzare veramente.

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