ZOHAMAH – Spread My Ashes

by Bruno Prato

Zohamah è un progetto solista messo in piedi dall’israeliano Hezi Menashe, una one-man band che debutta con il suo primo full-length “Spread My Ashes” combinando black, doom e death metal in una miscela di puro terrore e trame oscure. L’album, uscito il primo febbraio via Redefining Darkness Records, è sulla carta interessante, ma offre poco di nuovo e la banalità si spreca.

Non tutto è da buttare sicuramente, l’esperienza maturata con la band israeliana Spawn of Evil, in cui Menashe milita come bassista, fa sì che la sua prestazione in questo progetto sia buona: le sue voci sono abbastanza basilari, ma in tono e coerenti fra loro; la chitarra spazia fra riff esplosivi e altri lenti e drammatici. Buono anche il lavoro fatto con la batteria, la quale intervalla tempi black/death e doom metal in modo abbastanza naturale.
Per quanto la produzione sia di buona qualità, le troppe sfaccettature di generi si susseguono nelle tracce senza renderle compiute e interessanti, l’attenzione purtroppo si perde rapidamente a causa di una scrittura dei brani modesta. Data la differenza sottostante d’influenze e stili, alcune transizioni fra le tracce non funzionano come dovrebbero: occasionalmente si verificano bruschi cambiamenti o passaggi con qualche intoppo. Brani come “New World“, su tutti forse il più interessante, mostrano una certa risolutezza nel trinomio black/doom/death, benché tecnicamente suoni con gusto non sorprende l’ascoltatore totalmente, lasciando l’amaro in bocca fino alla chiusura. Si può dire così anche per il resto delle canzoni, mancano di quel “qualcosa” che le possano rendere attraenti all’orecchio e alla mente. 

Un lavoro da lodare, in ogni caso: creare un album black metal da soli non è facile, ma a livello di sensazioni questo disco mi ha lasciato poco. Il mercato del black metal è saturo e con questo “Spread My Ashes” Zohamah ne ha solo sfiorato la superficie, andando a perdersi nella marea di produzioni musicali odierne. Il potenziale per creare qualcosa d’interessante c’è, ma a questo punto non ci resta che aspettare il suo prossimo lavoro.

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